Solidarietà e parole, ma contro il terrore l'Ue è lenta. Prove accelerazione, ma su scambio info proposte a giugno
25/03/2016 - BRUXELLES - Solidarietà, tante parole e buone intenzioni, ma sullo scambio di informazioni di intelligence per la lotta al terrorismo a 28, le proposte non saranno sul tavolo prima di giugno. A due giorni dalla carneficina di Bruxelles, col duplice attacco alla metropolitana nella stazione di Maalbeek e all'aeroporto di Bruxelles-Zaventem, i guardasigilli e i ministri dell'Interno europei si sono dati appuntamento per tentare di ingranare la marcia superiore sullo scambio di informazioni di intelligence, accelerare sull'attuazione delle misure già varate, e spingere sulla direttiva per arrivare al Pnr europeo, il database dei passeggeri dei voli, di nuovo fermo al Parlamento europeo.

"Il terrorismo è veloce e l'Europa spesso è lenta", sintetizza il ministro dell'Interno Angelino Alfano, il limite dell'Ue "non è quello di non saper decidere, ma quello di non realizzare ciò che si è deciso di fare". Per oliare la macchina dello scambio di informazioni, il capo del Viminale vorrebbe esportare in Europa il modello già sperimentato del Comitato nazionale antiterrorismo. E' dall'epoca della presidenza italiana che Roma spinge in questa direzione, ma la strada per intensificare la collaborazione è ancora tutta da stabilire. Nella dichiarazione finale si legge: "il coordinatore anti-terrorismo, la presidenza, la Commissione, le agenzie rilevanti e gli esperti uniranno le loro forze per presentare proposte concrete entro giugno 2016".

"Questi attacchi sono uno shock ma non una sorpresa. Ogni volta ripetiamo impegni e parole, che non servono a niente se non vengono realizzati. I cittadini sono stanchi e impauriti", avverte il commissario europeo Dimitris Avramopoulos. "Non sono venuto qui solo parlare, qualcosa che deve cambiare - mette in guardia -. Ora tutti devono prendersi la propria responsabilità" e "dare una risposta immediata" alle numerose falle, che il politico greco elenca una ad una, a partire dalla scarsa interoperabilità delle banche dati. "Manca la fiducia tra i Paesi", ribadisce "altrimenti le cose potrebbero essere previste ed evitate. I terroristi che hanno attaccato a Bruxelles, erano noti ai servizi di intelligence, se avessimo condiviso le informazioni, avremmo potuto prevenire. E così per quelli che hanno attaccato a Parigi".

Intanto, nonostante sul testo del Pnr Commissione Parlamento e Consiglio Ue si siano trovati d'accordo a dicembre, la direttiva non è ancora stata votata all'Europarlamento. "Questo testo non può restare bloccato", insiste il francese Bernard Cazeneuve. Alla riunione si è fissato l'obiettivo per aprile. Forse una scadenza ambiziosa, viste le resistenze che il provvedimento incontra tuttora nell'assemblea di Strasburgo.

Il tedesco Thomas de Maiziere pone l'accento sul pericolo foreign fighters, "ce ne sono 400 in Europa" che potrebbero colpire. E il coordinatore anti-terrorismo Gilles de Kerchove nella sua analisi evidenzia come spesso le azioni siano messe in atto da fratelli, quindi da nuclei con "legami molto stretti" difficili da penetrare a fondo, un po' come "la mafia". La britannica Theresa May lancia "un messaggio chiaro: i terroristi non vinceranno" e promette a Belgio e Francia un rafforzamento ulteriore della collaborazione di intelligence. "Tre Paesi mi hanno dato informazioni importanti e hanno detto che ci aiuteranno" dice il belga Koen Geens. Spero che da questo Consiglio "venga un'iniezione di concretezza: mi auguro che quanto deciso oggi implichi tempi certi", auspica Andrea Orlando. Ma la cautela, visti i precedenti, resta un obbligo.
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