Migranti: Erdogan attacca Ue, 'da voi solo porte chiuse'. Bruxelles, da Idomeni no ritorni in Turchia. Berlino, pazienza
23/03/2016 - BRUXELLES - L'Europa cerca di accelerare l'attuazione dell'accordo con la Turchia, si prepara ad inviare almeno 2.500 tra funzionari e poliziotti per aiutare la Grecia, cerca anche sul mercato privato le navi per riportare i migranti illegali in Turchia e si aspetta che "presto" sarà chiaro che cercare di entrare in Europa pagando i contrabbandieri sarà un pessimo affare. Ma intanto già aumentano i numeri degli arrivi sulla rotta del Mediterraneo centrale. Ed il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, attacca Bruxelles accusando di "ipocrisia" gli alleati occidentali che non hanno voluto dare seguito alla sua proposta di creare una 'safe zone' per i rifugiati in Siria.

"Se prendessimo esempio dalla Ue dovremmo chiudere le nostre frontiere ai rifugiati" ha detto Erdogan, aggiungendo: "Tutti quelli che non hanno accettato una 'no-fly zone' e una zona libera dal terrore in Siria ed ora si lamentano della situazione dei rifugiati, sono degli ipocriti". Il 'sultano' turco è anche tornato ad attaccare l'Europa per il suo presunto sostegno al Pkk, dopo aver criticato duramente il Belgio per aver permesso le manifestazioni dei curdi durante lo svolgimento del summit con il premier Davutoglu a Bruxelles.

Mentre da Berlino il governo tedesco esorta ad avere pazienza per l'attuazione del piano, la Commissione rivendica di lavorare "24 ore al giorno e 7 giorni su sette" per passare il più in fretta possibile alla piena operatività del meccanismo concordato con la Turchia per frenare il flusso di migranti. Oggi è stato approvato l'emendamento che permette l'apertura di 54mila posti per il ricollocamento dei rifugiati nella Ue. Assieme ai 18mila che restano per il programma di 'resettlement' diretto dai campi, il totale dei posti per ora a disposizione è di 72mila. La Commissione sottolinea che quando ci si avvicinerà al numero limite, il programma sarà esteso.

Intanto, 24 ore dopo l'entrata in vigore del nuovo meccanismo per i ritorni in Turchia approvato dal vertice e destinato prima di tutto a scoraggiare i tentativi di emigrazione clandestina ("se fossi un padre di famiglia siriano, non spenderei più i soldi per un trafficante, sapendo che quando arrivo su un'isola greca saremo tutti riportati in Turchia") sono già arrivati sulle isole greche i primi funzionari turchi, mentre la Ue si affanna a sottolineare che ogni richiesta di asilo sarà trattata individualmente.

Di fronte all'ondata di proteste delle Ong per la difesa dei diritti umani, la Commissione specifica che saranno rimandati in Turchia solo i migranti economici e chi si vede respinta, anche dopo l'appello, la richiesta d'asilo. Non sarà "mai rimandato in Turchia" chi non vi riceverebbe protezione internazionale. In sostanza, tutti i curdi che arriveranno in Grecia non saranno rispediti indietro. E non saranno rimandati in Turchia neppure le decine di migliaia di richiedenti asilo siriani ed iracheni ("meno della metà del totale") ed i migranti economici che già da tempo sono in Grecia, in particolare chi è bloccato a Idomeni.

In attesa che la Turchia faccia le modifiche legislative necessarie per ampliare le garanzie per afghani e iracheni, dalla Commissione si precisa che in base al nuovo meccanismo, tutti i nuovi arrivati dovranno restare sulle cinque isole greche in cui sono stati costruiti gli hotspot. In centri di detenzione chi è palesemente migrante economico, in centri "aperti" chi ha presentato domanda d'asilo.
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