Lente della Ue sugli accordi energetici
17/02/2016 - bruxelles

Nel suo tentativo di creare una unione energetica tra i Ventotto, la Conmissione europea ha presentato ieri qui a Bruxelles nuove proposte legislative, in particolare per rafforzare la sicurezza dell’approvigionamento in gas.

Tra le altre cose, Bruxelles vuole poter valutare ex ante gli accordi energetici firmati dai paesi membri con stati terzi. Quest’ultima proposta rischia di creare tensioni con i Ventotto, che finora hanno custodito gelosamente queste intese.

«Dopo le crisi energetiche del 2006 e del 2009, che hanno lasciato molti paesi al freddo, avevamo detto: Mai più! – ha affermato ieri in una conferenza stampa il commissario all’Energia, lo spagnolo Miguel Arias Cañete –. Gli stress tests del 2014 hanno mostrato che siamo ancora troppo vulnerabili ai disturbi o alle interruzioni nei rifornimenti di gas (...) Le proposte di oggi sono legate all’obiettivo di avere un sistema affidabile, competitivo e flessibile».

Secondo le nuove proposte, la Commissione europea sarà chiamata a valutare ex ante gli accordi nazionali con paesi terzi.

Lo sguardo corre alla Russia, che in molti stati è il principale fornitore di gas. Bruxelles vuole anche avere notifica di tutte le intese commerciali che riguardano il 40% dei bisogni di gas di un paese o che sono «cruciali per la sicurezza dell’approvigionamento».

A oggi, colpiti sarebbero probabilmente accordi in Lettonia, Finlandia, Ungheria, Polonia, Slovacchia; non in Germania e Italia.

La proposta prevede che Bruxelles possa aprire una procedura di infrazione se l’intesa, firmata malgrado i suggerimenti comunitari, viola i Trattati. A questo proposito, la Germania ha in mente la costruzione nel Mar Baltico di un nuovo gasdotto con la Russia – Nord Stream II – che non piace a molti paesi, vuoi perché troppo lontano rispetto al loro territorio nazionale, vuoi perché compete con progetti alternativi. Il vice presidente della Commissione Maros Sefcovic ha notato che il progetto è anche “politico”.

Nel campo della sicurezza dell’approvigionamento, la Commissione europea ha proposto un nuovo regolamento che imporrà ai paesi di dare priorità ai consumatori “vulnerabili” (ospedali, case di riposto, ecc) di un paese vicino in caso di crisi. L’obiettivo di Bruxelles è di ideare un approccio regionale in un campo, quello energetico, che è tradizionalmente rimasto una prerogativa nazionale. L’Italia apparterrebbe alla regione del Sud-Est Europa insieme a Slovenia, Austria, Croazia e Ungheria.

Tra il 1995 e il 2013, la dipendenza da gas importato è salita in Europa dal 43% al 65%. Nel 2013, il 39% del gas è giunto dalla Russia. In questo contesto, Cañete ha spiegato ieri che l’Unione sta cercando di diversificare le fonti di approvigionamento, guardando in particolare all’Egitto, a Cipro, e a Israele. Attualmente la domanda di gas a livello europeo è di circa 400 miliardi di metri cubi all’anno, e dovrebbe rimanere stabile nei prossimi anni, secondo la stessa Commissione europea.

Nel suo pacchetto di proposte presentate ieri, la Commissione europea ha messo l’accento anche sul gas liquefatto, rilanciando l’uso di questa specifica materia prima. Attualmente, la capacità di importazione del gas liquefatto rappresenta il 43% delle domanda totale di gas. L’esecutivo comunitario vuole approfittare del calo dei prezzi del gas, e ha quindi deciso di costruire nuovi impianti in particolare nei paesi baltici, nell’Europa dell’Est e nell’Europa del Sud-Est e del Sud-Ovest.
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