Portogallo osservato speciale ma il governo socialista ha il Piano-B
16/02/2016 - «Il Piano-B del Portogallo c’è ma non sarà necessario tirarlo fuori dal cassetto», lo ha assicurato in Parlamento il premier socialista portoghese Antonio Costa, confermando che il suo governo intende portare avanti «con determinazione» nuove politiche e nuove misure di bilancio per cancellare l’austerità degli ultimi anni. Costa, alla guida da due mesi di un governo socialista di minoranza appoggiato dall’esterno dalla sinistra radicale, ha spiegato che il Portogallo intende rispettare gli impegni di risanamento presi con Bruxelles, «voltando però pagina rispetto all’austerità».

Lisbona ha discusso a lungo con l’Unione europea una svolta che rischia di portare l’economia lusitana fuori fai parametri comunitari di deficit e debito. E sui mercati finanziari gli annunci della nuova coalizione si aggiungono alle tensioni internazionali. Costa non ha mai fatto mistero di essersi impegnato con gli alleati (del tutto anomali nello scenario politico portoghese) di estrema sinistra a smantellare progressivamente le misure di austerità decise dal precedente esecutivo di centrodestra guidato da Pedro Passos Coelho, in seguito al piano di salvataggio da 78 miliardi di euro siglato con la troika nel 2011.
Ed è stato lo stesso Passos Coelho, oggi leader dell’opposizione, dopo aver perso alle elezioni la maggioranza, a chiedere a Costa nel dibattito in Parlamento se l’attuale governo abbia previsto un Piano-B, nel caso in cui la pressione dei mercati sul debito portoghese si facesse più pesante e se come temono a Bruxelles non verranno rispettati gli impegni di risanamento nel bilancio 2016. «Come ho già comunicato all’Unione europea - ha risposto Costa - naturalmente con spirito costruttivo inizieremo a preparare misure che terremo di riserva, responsabilmente, e che useremo se saranno necessarie. Ma la nostra convinzione ora è che non saranno necessarie».

Lisbona e la pressione dei mercati finanziari

Nelle ultime settimane il Portogallo è tornato sotto pressione sui mercati finanziari internazionali, nel timore che il Paese possa diventare il prossimo anello debole dell’area euro. Giovedì scorso il rendimento dei titoli decennali del debito portoghese ha sfondato nel corso delle contrattazioni quota 4%, segnando al 4,36% il massimo dalla primavera del 2014, cioè da quando Lisbona ha scelto di uscire, senza ulteriori protezioni, dal piano di salvataggio europeo.

Ieri alla chiusura delle trattative il rendimento del bond decennale si è attestato al 3,45% un dato allarmante se si confronta con il 2,3% segnato poco prima delle elezioni politiche dell’ottobre scorso. Ma comunque lontanissimo dal 18% raggiunto nel 2012, nel momento più drammatico della crisi finanziaria portoghese.

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