Grecia, il Parlamento vota nuove riforme. Pensioni ancora in stand by
22/07/2015 - La Grecia potrebbe avviare da venerdì le trattative con i creditori internazionali su un nuovo piano di aiuti. Lo ha annunciato il ministro delle Finanze ellenico, Euklides Tsakalotos, in Parlamento dove è in corso il dibattito sul secondo pacchetto di misure, relative alla trasposizione della direttiva europea sulle risoluzioni bancarie e la riforma della giustizia civile, presentato dal Governo Tsipras. Tsakalotos ha detto che un accordo con i creditori deve essere raggiunto, al più tardi, il 20 agosto, data del rimborso di altri 3,2 miliardi alla Bce. Tsakalotos si è anche detto fiducioso che le misure saranno approvate nel voto atteso stanotte.

Il Parlamento greco deve infatti approvare una seconda serie di provvedimenti richiesti dai partner dell'area euro prima di negoziare un nuovo piano di aiuti pieno.
Una volta varate queste misure, tra cui la riforma del codice di procedura civile, si potranno avviare i negoziati. E una volta che la Grecia dovesse tornare ad avere la copertura di un programma di aiuti Ue, potrebbe tornare a beneficiare della riapertura dei canali di finanziamento ordinari della Bce, oltre alla possibile inclusione dei titoli greci nel programma di quantitative easing.

Intanto circa 6.000 persone stanno manifestando all'esterno del parlamento greco, mentre alcuni manifestanti in piazza Syntagma ad Atene, dopo essersi coperti il volto con passamontagna e caschi, hanno lanciato verso le forze di polizia schierate a protezione del Parlamento alcune bottiglie e bombe carta. Al momento non ci sono stati contatti tra i manifestanti e i poliziotti, che rimangono a presidiare la sede istituzionale. La maggioranza dei contestatori al memorandum di intesa di cui si sta discutendo in Parlamento hanno abbandonato la piazza. Le manifestazioni, ha ricordato la radio statale Ert, sono state convocate dal sindacato Pame e da quello dei dipendenti pubblici Adedy sotto lo slogan «Contro le selvagge misure di risparmio».

Blindati e forze di polizia hanno iniziato a presidiare piazza Syntagma davanti al Parlamento greco fin dall’inizio del dibattito sulla seconda tranche di riforme chieste dall'Ue al governo di Tsipras per sbloccare i finanziamenti ed evitare il default. Attorno al palazzo del Parlamento, cinque pullman mentre almeno una ventina di agenti, senza però indossare caschi e scudi, hanno occupato la zona della piazza di fronte all'ingresso della stazione della metropolitana, che, riportano i media greci, dovrebbe rimanere aperta a differenza di quanto annunciato precedentemente. L'arrivo del corteo, organizzato da Adedy, il sindacato più rappresentativo del settore pubblico, era previsto intorno alle 20.30 locali.

Sul fronte politico, con il passare delle ore si approfondisce sempre di più il solco fra il premier greco e leader di Syriza, Alexis Tsipras, e l'ala più radicale del suo partito che lo critica duramente per le scelte fatte durante i negoziati con i creditori internazionali della Grecia e per l'accordo raggiunto a Bruxelles. Sul sito iskra.gr, la Piattaforma della Sinistra, l'ala più radicale di Syriza, risponde oggi alle recenti dichiarazioni del primo ministro sulla vicenda sostenendo che Tsipras, dopo cinque mesi e mezzo di trattative, ha sostanzialmente ammesso di non avere avuto un'alternativa alle richieste dei creditori e si chiede come ciò possa ridurre le sue responsabilità. La Piattaforma della Sinistra prosegue chiedendosi perché il premier abbia continuato a pagare i creditori saccheggiando i fondi pubblici, invece di nazionalizzare le banche e sospendere i pagamenti. E continua domandandosi perché Tsipras non abbia accettato un accordo meno oneroso a febbraio. Più avanti, la Piattaforma della Sinistra sottolinea che il premier non sarà in grado di negoziare un accordo migliore per il terzo piano di salvataggio né di resistere ad ulteriori ricatti, dal momento che ha già detto apertamente di non avere alternative nell'accettare le richieste dei creditori.

Intanto, secondo quanto riporta Dow Jones il Consiglio direttivo della Bce avrebbe deciso di aumentare nuovamente il limite massimo sui finanziamenti di emergenza «Ela» che da diversi mesi lascia aperti a favore delle banche della Grecia. Dow Jones cita fonti vicine alla questione, a conferma di quanto anticipato stamattina da indiscrezioni di stampa. L'incremento è di altri 900 milioni di euro, analogo a quello annunciato la scorsa settimana dal presidente Mario Draghi. In questo modo il tetto dell'Ela ha raggiunto 90,8 miliardi di euro.

Una delle misure votate la settimana scorsa era quella relativa all’Iva. E proprio su questo verte uno studio effettuato dal Centro ellenico di Pianificazione e Ricerche Economiche (Kepe) secondo il quale lo Stato greco perderebbe 7,5 miliardi di euro all'anno per pagamenti Iva non riscossi. Il rapporto ha stimato il deficit calcolando la differenza tra il gettito dell'Iva potenziale e quello reale sulla base dei conti ufficiali del Paese. Stando così le cose, sostiene il Kepe, a tale riguardo la Grecia è vicina al fondo nella lista degli altri Paesi Ue.

Dal 2009, il deficit d'incassi dell'Iva da parte dello Stato ellenico è stato fra il 29% e il 38%. To Vima, il quotidiano che riporta la notizia, fa notare che altri Paesi europei che hanno ricevuto salvataggi dai creditori internazionali sono molto più efficienti nella riscossione dell'Iva: il Portogallo ha un tasso di mancata riscossione particolarmente basso, mentre nel caso della Spagna, esso è compreso fra il 13% e il 19% negli ultimi tre anni.
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