Il Lussemburgo boccia il voto agli stranieri
09/06/2015 - BRUXELLES - Interpellati ieri per referendum, i lussemburghesi hanno deciso di non accordare il diritto di voto agli stranieri nelle elezioni legislative. È prevalsa la paura di mettere a repentaglio gli equilibri nazionali, in un paese dove i residenti non lussemburghesi sono il 46% del totale dei 562mila residenti.
Secondo i risultati definitivi, il No al diritto di voto per gli stranieri residenti nel Granducato da almeno 10 anni ha ricossso il 78,02% dei suffragi. “Il messaggio è chiaro ed è stato ben compreso – ha detto il primo ministro liberale Xavier Bettel, 42 anni, che aveva proposto il referendum –. Rispetteremo il risultato”.

Il premier aveva fatto campagna elettorale, sottolineando la necessità di modernizzare la vita politica. Sotto il profilo dell'immigrazione, il Granducato è un paese particolare. Gli stranieri sono per la maggiore parte europei. La comunità più importante è quella portoghese (16,4% della popolazione). Gli stranieri non europei rappresentano il 7% del totale.
L'obiettivo di Bettel - diventato nei mesi scorsi il primo primo ministro omosessuale d'Europa ad avere sposato il suo compagno – era di consentire a tutti i residenti di votare a livello nazionale, e non solo a livello comunale o europeo come avviene già oggi in molti paesi europei. La vittoria dei Sì avrebbe cambiato gli equilibri politici del paese.

I lussemburghesi hanno preferito quindi bocciare la proposta del governo di centro-sinistra. Favorevoli erano i sindacati e la Chiesa cattolica, ma non il partito democristiano CSV dell'ex premier e attuale presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Molti elettori si sono detti favorevoli ad allentare le regole sulla cittadinanza.
Già ieri sera, il primo ministro ha annunciato di voler riformare la legge sulla nazionalità per consentire a un numero maggiore di stranieri di ottenere la nazionalità lussemburghese.

Anche negli altri due referendum organizzati ieri nel Lussemburgo hanno vinto i No. Il primo prevedeva di ridurre da 18 a 16 anni la maggiore età nelle elezioni legislative.
Nel secondo voto popolare, tutti consultativi, è stato chiesto ai lussemburghesi se volessero limitare a 10 anni la permanenza continuata di un esponente politico al governo. Il referendum è stato proposto dall'attuale governo dopo che lo stesso Juncker è stato primo ministro del Granducato per ben 18 anni, dal 1995 al 2013.
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