Ankara e la difficile sfida dei diritti delle minoranze
12/04/2015 - Il governo turco ha sempre reagito con forte irritazione alle prese di posizione internazionali per il riconoscimento del genocidio armeno. Ankara nega che vi sia stato un genocidio della popolazione armena nel 1915 da parte dell'esercito dell'Impero ottomano nonostante numerosi Paesi l'abbiano accettato per legge.

Ma la questione della tutela delle minoranze religiose si fa sempre più forte nel dibattito politico di un Paese che sotto la guida del presidente Recep Tayyip Erdogan, in precedenza leader di un partito filoislamico, l'Akp, rischia di diventare sempre meno laico.

Non a caso Kemal Kilicdaroglu, il segretario del Chp, il maggior partito di opposizione in Turchia, ha scelto una candidata cristiana armena, Selina Ozuzun Dogan, come capolista per Istanbul, in vista delle elezioni politiche del 7 giugno. Il Chp, il Partito Repubblicano del Popolo, socialdemocratico, è l'erede del messaggio laico di Kemal Ataturk, il padre della Turchia moderna. Ma oggi, dopo la violenta repressione delle proteste di Gezi Park e delle nuove misure che danno ampi poteri discrezionali alla polizia, il Chp gioca la carta delle minoranze. Insomma, per fermare l'islamizzazione strisciante del Paese ora il Chp punterebbe sulla tutela dei diritti delle minoranze religiose ed etniche.

Selina Dogan, rientra così nel piano di Kilicdaroglu. Gli ultimi sondaggi danno il partito filoislamico Akp del presidente Recep Tayyip Erdogan in testa ma l'obiettivo del Chp è evitare che raggiunga la maggioranza utile a cambiare da solo la costituzione e imporre un regime presidenzialista.
Anche il partito curdo Hdp tenta per la prima volta di superare la soglia di sbarramento del 10%, e ha annunciato la candidatura di Feleknas Uca, della minoranza yazida, a Diyarbakir, nel sud-est del Paese.
Resta sempre sul tavolo inoltre la riapertura del seminario di Halki, del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, chiuso dalle autorità turche nel 1971. Una vicenda che si trascina da anni senza successo. Sembra che Erdogan abbia chiesto in cambio della riapertura del seminario la possibilità di aprire a sua volta una moschea ad Atene. Il Patriarcato Eucumenico di Costantinopoli conta appena 3mila fedeli in tutto il territorio nazionale. Inoltre la legge turca prevede che solo un cittadino turco possa diventare Patriarca di Costantinopoli. Ma i sacerdoti greco-ortodossi di Istanbul che oggi hanno la cittadinanza turca, si stanno riducendo sempre di più e senza un seminario sarà difficile in futuro trovare un candidato di nazionalità turca per il Patriarcato.
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