Grecia, la posta in gioco nei negoziati in vista dell'Eurogruppo del 16
13/02/2015 - Sulla questione del debito greco, bisogna “rispettare il cambiamento in Grecia, e anche rispettare le regole europee”. Lo ha detto il ministro delle Finanze francese, Michel Sapin, ai microfoni di iTelé, spiegando che le trattative tra l'Ue e il governo di Atene proseguono in modo positivo ma su un sentiero difficile tra due concezioni politiche molto diverse fra loro.

Effettivamente le due posizioni sono molto distanti su tutto, anche sul linguaggio da usare nei comunicati. I greci vogliono un accordo ponte , ma il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble non ha voluto usare questa parola e ha chiesto di mettere invece il termine “estensione” del vecchio accordo che i funzionari di Atene rifiutano a loro volta. Syriza ha vinto le elezioni proprio chiedendo una rottura con i precedenti accordi con i creditori internazionali. Atene chiede inoltre di parlare con le “istituzioni” e non più con la detestata troika, inoltre propone di ridurre il surplus di bilancio dal 3 all'1,5%, ma gli altri partner temono una deriva nei conti e il ritorno ai vecchi vizi di un tempo della finanza allegra che ha condoto il paese nel baratro del default.

Poi c'è il problema del finanziamento per i prossimi due mesi: il governo greco chiede la possibilità di alzare di 8 miliardi il tetto di emissione di bond a tre mesi, oggi fissato a 15 miliardi di euro, già esaurito. Sul punto la Ue, Fmi e Bce non hanno dato il “disco verde”, anzi la Bce ha cessato di accettare bond greci come collaterale. Atene non molla e chiede che la Bce versi a sua volta nelle casse greche i profitti pari a 1,9 miliardi di euro di plusvalenze sull'acquisto dei titoli nel 2010, ma anche su questo non c'è intesa.

Tsipras chiede di trasformare i prestiti bilaterali e dell'Efsf, oggi Esm, in bond legati alla crescita del Pil greco, ma anche qui le distanze tra le parti sono lontane perché i partner fanno notare che le scadenze sono già molto lunghe e i tassi molto bassi. Inoltre Atene ha chiesto di rottamare il 30% delle riforme contenute nel Memorandum approvate dal precedente governo Samaras, sostituendole con dieci nuove proposte concordate con l'Ocse. Quali siano però nessuno ancora lo sa ma restano i dubbi sulla reale capacità di vararle e implementarle. Tsipras vuole abolire misure impopolari come l'Enfia, la tassa sulla proprietà immobiliare, in pratica l'Imu greca. Il premier greco nel discorso di insediamento, domenica scorsa, ha confermato l'abolizione dell'Enfia, che dovrebbe essere sostituita da una patrimoniale sulle grandi proprietà. Ma intanto questa promessa ha provocato un buco nelle casse dello Stato dove è stato versato un miliardo abbondante meno di quanto preventivato. Le entrate sono state pari a 3,49 miliardi di euro contro l'obiettivo di 4,54 miliardi di euro. Chi metterà nuovi fondi per questo ammanco visto che secondo la Troika nel 2015 era già previsto un gap finanziario di 12,5 miliardi di euro?
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