Muro contro muro tra Berlino e Atene
06/02/2015 - In totale disaccordo su tutto. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, e il suo collega greco Yanis Varoufakis erano seduti a un metro di distanza l’uno dall’altro in conferenza stampa a Berlino, ma le loro posizion non avrebbero potuto essere più lontane.

«Siamo d’accordo di essere in disaccordo”, ha detto Schäuble, ma Varoufakis non gli ha voluto concedere nemmeno quello. «Non abbiamo raggiunto un accordo perché non era mai stato in programma che lo facessimo», ha affermato l’economista greco dopo la visita al suo omologo nella capitale tedesca.

Schäuble ha tenuto la linea che ci si aspetta dal Governo tedesco: Atene deve continuare a trattare con la troika (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario), con la quale il nuovo Governo invece rifiuta di avere a che fare; ha fatto in campagna elettorale promesse «non realistiche quando sono a spese degli altri, e che «non vanno necessariamente nella giusta direzione», in quanto invertono decisioni già prese in base al programma concordato con i creditori; sul debito sono già state fatte tutte le concessioni possibili nel 2012. «Aiutiamo solo chi si aiuta», ha detto Schäuble. «Noi dobbiamo rispettare gli elettori greci, ma anche quelli degli altri Paesi europei».

Varoufakis ha chiesto soprattutto tempo. La Grecia non vuole estendere, come chiedono i partner europei, il programma economico che scade il 28 febbraio prossimo e vuole presentare le proprie proposte e un piano di finanziamento ponte fino alla fine di maggio, in modo da poter arrivare a un accordo. Oggi parla tuttavia di nuovo «contratto» con i creditori, invece che di programma, una differenza semantica che sembra mirare più che altro a salvare la faccia. Il ministro greco ha fatto presente che il nuovo Governo non contesta il 60-70% delle riforme concordate dall’esecutivo precedente, ma vuole mettere maggiormente l’accento sulla lotta alla corruzione e alle rendite. Secondo Varoufakis, le politiche di Syriza spaventano l’Europa perché vengono da un partito di sinistra, ma possono contribuire a salvarla dalla crisi.

Le parti sono lontanissime, come del resto era prevedibile. Dopo l’avvio del tour europeo post-elettorale e un clima di generico sostegno in capitali come Parigi e Roma e persino nella City di Londra, Varoufakis (e il primo ministro Alexis Tsipras, che ha condotto un giro analogo) si è scontrato con la realtà: mercoledì, a Francoforte, è stato ricevuto alla Bce, dove Mario Draghi gli ha detto in pratica che nessuna delle proposte avanzate dal nuovo Governo subito dopo il voto sulla questione del debito era fattibile e dove la sera il consiglio dell’istituto ha revocato l’esenzione che consentiva alle banche greche di accedere alla liquidità della Bce dando in garanzia titoli del debito pubblico greco; e ieri a Berlino.

Tsipras ha ripetuto più o meno le stesse argomentazioni del suo ministro, sostenendo anche ieri che la Grecia non prenderà più ordini da nessuno e che l’austerità è finita una volta per tutte. Il presidente francese François Hollande gli ha consigliato di andare a incontrare il cancelliere tedesco Angela Merkel, ma l’incontro rischierebbe di essere una replica di quello fra i ministri delle Finanze dei due Paesi. Intanto, il primo ministro greco si è telefonato con il presidente russo Vladimir Putin, che lo ha invitato a Mosca. In discussione, la possibile cooperazione in campo economico, anche se Tsipras ha smentito di voler accettare dalla Russia fondi per far fronte al proprio debito estero.

Al Governo di Berlino non piace esser visto come la principale controparte della Grecia ed è anche per questo che Schäuble ha insistito ancora una volta sulla troika, anche se è possibile che nei prossimi mesi questa formula muoia di una sorta di morte naturale, dato che la Corte europea di giustizia potrebbe confermare il parere della sua avvocatura generale, secondo cui la Bce deve stare fuori dalla troika, e il Fondo monetario - che ieri a ribadito ad Atene la necessità di dover andare avanti con il programma - ma a sua volta non è a proprio agio nella posizione subalterna nei confronti degli europei e ha comunque esperienza e risorse per gestire i propri programmi di prestito in autonomia.

Conclusa la prima fase dei contatti bilaterali, il caso Grecia si sposta ora sulla scena europea. Saranno l’incontro dell’Eurogruppo, i ministri finanziari dei Paesi dell’area euro, e quello dei leader dell’Unione europea, fissato per il 12 febbraio prossimo, a dover mettere le basi del rapporto fra Atene e i suoi partner, rapporto che, dalle premesse, si annuncia tutt’altro che facile.
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