Davos: Regno Unito e Unione Europea, un'incertezza che pesa su Londra
21/01/2015 - Al World Economic Forum si discute di permanenza di Londra nella Ue. I massimi esperti sono concordi che non uscirà dall'Unione, ma ci saranno grandi tensioni a partire dalle elezioni della prossima primavera. Sondaggio sui nazionalisti dell'Ukip: i giovani sono più favorevoli all'Europa, più negative sono le generazioni mature

A Davos la giornata comincia presto. Ore 7.15 breakfast sul futuro dei rapporti tra Regno Unito ed Europa con l'ex ministro laburista ed ex commissario europeo Lord Mandelson, oggi presidente del Global Council, l'ex ministro dell'economia italiano Domenico Siniscalco e il ceo di WPP, il primo gruppo mondiale di pubblicità e comunicazione, Martin Sorrell.

L'incontro apre con la presentazione di una ricerca del settore Governament & Public Practice di WPP, dalla quale emerge che circa un quarto dei britannici non ha ancora idee chiare sul rapporto tra Regno Unito e Ue mentre tra gli altri gli anti Ue sono la maggioranza.

Due dati interessanti tuttavia emergono, il primo è che mentre il partito nazionalista Ukip aumenta i consensi, la distanza tra gli antieuropei e i proeuropei diminuisce con questi ultimi che recuperano terreno. Il secondo dato interessante è che i giovani sono più favorevoli all'Europa mentre più negative sono le generazioni mature. I fattori che più alimentano il fronte del no alla Ue sono l'immigrazione e il controllo dei confini (c'è una accesa discussine in Gran Bretagna sulla libera circolazione delle persone nell'Unione, mentre piace sempre molto quella di capitali, beni e servizi) e, al secondo posto, le interferenze normative e giudiziarie. Tutti, favorevoli e contrari alla Ue, ritengono che, a Bruxelles, Londra sia meno influente di altre capitali.

Tutti e tre gli oratori hanno dichiarato di ritenere più probabile la conferma della permanenza del Regno Unito nella Ue dopo il referendum che il governo Cameron ha promesso, ma prevedono fino a quella data una fase di incertezza che danneggerà l'economia e renderà ancora più complicati i rapporti tra Londra e Bruxelles. Nel complesso il mondo finanziario e quello delle imprese sono pro europei e così come è avvenuto nel referendum sull'autonomia della Scozia dovranno anche loro partecipare alla campagna referendaria.

Il primo atto di questa vicenda, dai cui esiti dipenderanno non poco il futuro del Regno Unito e l'evoluzione della Ue, saranno le elezioni britanniche nel prossimo maggio. Lord Mandelson ha chiarito che in caso di vittoria dei laburisti il referendum non ci sarebbe. Se invece vinceranno i conservatori o l'Ukip il referendum ci sarà, probabilmente nel 2016. A quel punto, se dovessero vincere i sì all'uscita dalla Ue, secondo Lord Mandelson la partita non sarà finita, perché gli scozzesi proclameranno un loro referendum e decideranno invece di restare in Europa determinando così la fine della Gran Bretagna con l'isolamento della piccola Inghilterra.

La conclusione è che questa primavera si aprirà per l'Europa l'ennesimo fronte e per la Gran Bretagna un periodo di incertezza che potrebbe arrivare a riguardare la sua stessa integrità.
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