Ai tedeschi l’euro piace ma cala il sostegno alla Bce
21/01/2015 - La Bce si appresta a varare il quantitative easing e gli occhi dell'Europa sono puntati sulla Germania. Come reagiranno i tedeschi? In questi mesi si è fatta strada l’idea, alimentata da economisti e mass-media, che il tedesco medio sia sull’orlo della disperazione e perfino della rabbia. Prima la politica dei tassi zero ha eroso i suoi risparmi e ora va in scena la seconda parte del dramma: il Qe avrà l’effetto di risvegliare la nota fobia per l’inflazione profondamente radicata nella storia e nell’animo tedeschi.
Il rischio di alimentare l’euroscetticismo

Francoforte, in altre parole, rischia di giocare con il fuoco attizzando le tendenze euroscettiche nel più importante dei suoi Stati membri. Facendo un regalo agli anti-europeisti di Alternativa per la Germania (Afd). La realtà, tuttavia, è più complessa. Lo sostiene il capo economista per la Germania di UniCredit Research, Andreas Rees, nella prima edizione 2015 di “Views from Frankfurt”. «Il livello di rigetto (o di sostegno) nel più popoloso paese dell’Unione monetaria - premette Rees - non va sottovalutato né dalla Banca centrale né dal Governo tedesco». Ma detto ciò, «l’opinione del tedesco medio non è sempre ben riflessa nei titoli dei giornali». Non è neppure ben rappresentata dai professori che presentano un ricorso giudiziario dietro l’altro.
I tedeschi sostengono l’euro

I numeri rilevati da Eurobarometro raccontano un’altra Germania. «Il supporto dei tedeschi per l’Unione monetaria è quantomeno solido come la roccia» scrive Rees, ricordando l’ultimo sondaggio dal quale risulta che il 74% degli intervistati è favorevole all’euro. Una percentuale molto più alta che in altri Paesi, come l’Italia, e che non ha subìto contraccolpi, registrando addirittura un aumento rispetto agli anni passati. «Non conosciamo con certezza la ragione - argomenta l’economista - ma c’è una spiegazione che tenta molto. Basta guardare i fatti e l’ordine degli eventi: prima si è calmata la turbolenza dei mercati finanziari, nella seconda parte del 2012. Poi è lentamente tornata la crescita in Germania. Non sarei troppo sorpreso se oltre alle imprese anche le famiglie avessero tirato un bel sospiro di sollievo». E tutto questo, si chiede Rees, sarebbe stato possibile senza l’annuncio di Mario Draghi («tutto il necessario») e il programma Omt ? «Personalmente, ne dubito» è la sua risposta.
Inflazione, un falso problema

Del resto l’inflazione non è esattamente in cima ai pensieri dei compatrioti di Angela Merkel. Sempre secondo Eurobarometro, soltanto il 7% ritiene che l’aumento dei prezzi sia uno dei più pressanti problemi della Ue e non potrebbe essere diversamente visto il livello a cui è sprofondato il petrolio. «Un fatto in contrasto con lo stereotipo del tedesco intrappolato nella fobia dell’inflazione». La principale preoccupazione in questo momento è invece l’immigrazione: lo pensa il 37% degli intervistati, una quota ben più elevata che in Gran Bretagna (33%). Non è escluso che Afd, il partito anti-euro, ormai forza stabile del panorama politico tedesco, possa avvantaggiarsi dopo il quantitative easing ma l’atteggiamento generalmente favorevole all’euro non cambierà.
Cala la fiducia nella Banca centrale

Eppure qualcosa non va nel delicato rapporto tra cittadini dell’Unione europea e istituzioni. Soltanto il 35% dei tedeschi si fida della politica monetaria di Francoforte, in netto calo rispetto al 60% della primavera 2008. «Prima di trarre conclusioni - spiega Rees - il dato va comparato con quello degli altri paesi: in Francia il 30% degli intervistati dice di aver fiducia nella Bce (era il 43 nel 2008), in Italia la quota scende al 28% (contro il 44 di sette anni fa), in Spagna al 20% (era al 58). Si tratta, insomma, di un fenomeno di livello europeo. Perché questo calo vistoso se poi gli stessi intervistati si dicono in gran maggioranza favorevoli alla moneta unica? Forse la causa, conclude la nota di UniCredit Research, sta nel fenomeno noto come “sparare al messaggero”. In questi anni di grave crisi l’opinione pubblica ha legato i problemi dell’Eurozona all’istituzione che più è intervenuta per cercare di attenuarli, Francoforte appunto. Per questo «i politici dovrebbero far sentire pubblicamente la loro voce a favore della Bce, specialmente ora che il Qe è imminente». E dare attuazione ai piani di investimento per alleggerire il fardello della politica monetaria. La fiducia dei cittadini è un asset essenziale per una banca centrale.
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