L’Europa parla con Putin ma restano le divergenze
17/10/2014 - Il G-8 che era stato negato a Mosca l'estate scorsa si è ricostituito in qualche modo venerdì mattina alla Prefettura di Milano, dove per la prima volta dall'annessione della Crimea alla Russia i leader europei - con Matteo Renzi Angela Merkel, Francois Hollande, David Cameron, Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso - si sono seduti a un tavolo con Vladimir
Putin. E con Petro Poroshenko: un momento voluto dalla presidenza del Consiglio, in occasione del vertice Asia-Europa di Milano, per confrontarsi sulle ragioni che impediscono di passare dagli accordi di Minsk a una soluzione del conflitto nell'Ucraina orientale.
Una «colazione senza colazione, nessuno ha bevuto caffé italiano», ha cercato di scherzare Renzi al termine dell'incontro, durato circa un'ora e mezza. Ma le sue parole, il viso scuro del cancelliere tedesco e il fatto che dall'incontro non sia nato un bilaterale tra Putin e Poroshenko lasciano capire che non ci sarà un miracolo ucraino a Milano.
«Positivo» è l'aggettivo più usato per descrivere l'incontro: Putin, Renzi, Cameron. «Penso che abbiamo fatto un passo avanti, e spero che le discussioni di oggi aiutino il dialogo tra Russia e Ucraina», ha detto Renzi. Ma ormai la storia di questi mesi ha insegnato che se tutti condividono a parole l'obiettivo di una pace per Donetsk e Luhansk, l'applicazione delle intese «è inadeguata», come ha detto Angela Merkel. La radice del problema emerge chiaramente dal resoconto del Cremlino sulle due ore e mezza di colloquio che Putin ha avuto con il cancelliere tedesco nella notte, prima di andare a trovare Silvio Berlusconi in via Rovani.
L'incontro con la Merkel, previsto in origine nel pomeriggio, era stato annullato dalla Germania a causa del ritardo di Putin. «I due leader - scrive l'ufficio stampa del Cremlino - hanno continuato a esprimere serie divergenze sulle ragioni che stanno all'origine del conflitto in Ucraina».
Una diversa interpretazione dei fatti che si ripercuote poi nella realizzazione dei passi necessari alla distensione, complicandoli o rendendoli impossibili. Alla vigilia del vertice di Milano Angela Merkel li aveva elencati: monitoraggio del cessate il fuoco perché sia reale, controllo dei confini, svolgimento di elezioni locali nelle regioni interessate dal conflitto. Difficile immaginare passi avanti finche' non verra' condiviso lo scenario in cui vivranno queste regioni nel futuro.
Putin e Poroshenko hanno dimostrato di sapersi intendere, forse meglio da soli. A Milano comunque si riprovera ancora, all'ora di pranzo è previsto un nuovo incontro tra Putin, Poroshenko, Merkel e Hollande. Entrando al Centro Mi.Co il cancelliere tedesco ha evitato commenti e sorrisi, c’è poco spazio per l'ottimismo.
«Putin ha detto che non vuole un'Ucraina divisa, né un conflitto congelato», aveva detto entrando prima di lei Cameron, ricordando che se è così è responsabilità proprio della Russia agire. In caso contrario, non c'è alcuna ragione per pensare a una revoca delle sanzioni.
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