Cervelli in fuga? La mobilità non è più un tabù: ora servono le borse di studio
16/10/2014 - Qualità e competenze adeguate al mercato del lavoro, questo dovrebbe essere il principale obiettivo dell'istruzione. La crescita della disoccupazione secondo il Think Tank Bruegel, dimostra che non si sta andando in questa direzione. In questo gap di competenze la mobilità può giocare un ruolo chiave. Nell'incontro organizzato a Bruxelles da Bruegel, sulla mobilità degli studenti all'interno dell' Ue, si afferma una nuova categoria quella dei ”cervelli in circolazione”.
er ora i dati non sono particolarmente confortanti: solo il 10% degli studenti studia all'estero, mentre l'accordo del Processo di Bologna, che ha avviato l'armonizzazione dei vari sistemi di istruzione in Europa, ha stabilito che almeno il 20% degli studenti dovrebbe completare i propri studi in un altro paese entro il 2020.
«L'Erasmus è un'opportunità per molti ragazzi che altrimenti non avrebbero studiato all'estero» afferma Jordi Curell, direttore responsabile per l'educazione superiore presso la DG Educazione alla Commissione Ue. La mobilità aiuta i ragazzi a sviluppare le competenze necessarie, genera creatività e nuove idee, ma rende anche più capaci di adattarsi a nuove culture. Occorre dire che spesso è proprio il fattore economico a frenare queste esperienze che comunque pesano notevolmente sui bilanci familiari.
Così in un recente studio il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) descrive l'importanza dei finanziamenti alla mobilità. I costi per la formazione e la mobilità variano molto nei diversi paesi. I maggiori problemi sembrano averli gli studenti provenienti dalla Polonia, Estonia e Portogallo. In Italia, Grecia, Spagna, Ungheria e Romania, secondo la ricerca, risultano non disponibili borse di studio statali per sostenere gli studi all'estero, anche se in Italia, Spagna e Ungheria si può ricorrere a prestiti nazionali.
Secondo l'analisi di Salome Gvetadze di FEI, la mobilità accresce la competizione tra le istituzioni accademiche che, per attrarre studenti altamente qualificati, si vedono spinte a migliorare la qualità dell'offerta formativa, semplificare l'accesso alle informazioni pratiche, offrire corsi in diverse lingue. L'Inghilterra è il paese che attrae più studenti per lauree specialistiche, master e dottorati. Scegliere università riconosciute per la qualità degli studi e la reputazione è un fattore essenziale a fronte dei cambiamenti del mercato del lavoro che richiede sempre più specializzazione e diversificazione. Una laurea conseguita all'estero, secondo la ricerca, dà l'impressione al datore di lavoro che il candidato conosca almeno un'altra lingua, sia flessibile, mobile e facilmente adattabile. Chi fa ritorno nel proprio paese spesso crea e si impegna in attività imprenditoriali generando occupazione, ha nuove idee e sviluppa nuovi approcci grazie all'esperienza estera. Chi decide di rimanere nel Paese dove è emigrato, creerà network che saranno utili per i nuovi studenti o laureati. In questo caso si può veramente parlare di “cervelli in circolazione”.
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