Populismi anti-Ue in regressione
10/05/2017 - Detto da un “tifoso” europeista aveva quel tono in più di soddisfazione e fiducia sul futuro dell’Unione che non è sfuggito a chi ieri lo ascoltava a Buenos Aires. Sergio Mattarella - che ieri ha parlato anche al Congresso - ha voluto rappresentare un’altra versione dell’Europa, un Continente che - sì - è in crisi ma su cui i cittadini continuano a scommettere. E dunque racconta le ultime cronache proprio per sottolineare le sconfitte dei movimenti populisti. «Non faccio riferimento ai movimenti italiani. Però come cittadino europeo posso dire che in Europa il fenomeno è andato incontro a diverse delusioni ed è in regressione». E allora mette in fila «l’Olanda dove molti erano convinti che sarebbe stato il movimento antieuropeista il primo partito ma non è andata affatto così» e poi «le elezioni del presidente dell’Austria in cui ha vinto con grande margine il presidente europeista», infine la Francia a cui dedica un commento a parte. «Il risultato del Fronte nazionale sotto il 35% è stato deludente rispetto alle aspettative mentre le previsioni in Germania non sono positive per quel movimento che di più incarna le posizioni antieuropeiste».

Visto il suo ruolo tace sulle previsioni italiane - peraltro pure complicate da fare vista la confusione sulla legge elettorale - ma da europeista convinto è credibile che si auguri una “rimonta” generale dei partiti filo-Ue. «Il contenimento e la retrocessione dei movimenti populisti antieuropeisti - ha detto il capo dello Stato - nasce da una riflessione complessiva ma anche dallo shock che Brexit ha provocato. È chiaro che superato questo lungo percorso elettorale in Europa - che ci sarà anche in Italia - l’Unione dovrà fare una riflessione su se stessa». Una riflessione che include una maggiore integrazione istituzionale e finanziaria e che contrasti quel sentimento di nostalgia per frontiere e protezionismi. «L’Italia crede che in un contesto sempre più globalizzato occorra mettere a fattor comune le informazioni, le competenze, i successi, rifuggendo dalle tentazioni del protezionismo, dalle involuzioni nazionalistiche che sono antistoriche oltre che contro la logica e contro l’interesse della comunità mondiale».

Parla di «patria terrestre» e rilancia un accordo tra Ue e Mercosur proprio nell’ottica che le maggiori aperture - anche commerciali - creano condizioni «per futuri vantaggi comuni». E in questo senso, un lungo capitolo ha dedicato alle migrazioni, tema su cui in Italia - sin dalla sua elezione - conduce una sua “battaglia” di valori prima ancora che politica. «Anche su temi complessi quali quelli dei rifugiati e dei migranti, siamo accomunati da stessi sentimenti. L’apertura con la quale da questo Continente si è guardato al fenomeno migratorio quale fonte di progresso, di crescita sociale, rappresenta un esempio che dovrebbe illuminarci». E in effetti qui gli italo-argentini raggiungono ormai quota 20 milioni. E pure le relazioni commerciali italo-argentine sono sul segno più. Al business forum organizzato da Confindustria hanno partecipato 250 imprese argentine: un numero in crescita che dimostra come il lavoro impostato dalle aziende italiane stia dando risultati, in continuità con la missione che - sempre l’associazione degli imprenditori - ha organizzato nel 2016.
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