Anche Merkel appoggia Macron
04/05/2017 - Le ultime quarantott’ore hanno rimesso Angela Merkel al centro della scena internazionale, nel momento in cui la sua popolarità in Germania si rafforza e il cancelliere comincia a preparare la lunga volata verso le elezioni del 24 settembre, che potrebbero consegnarle un quarto mandato. I test casalinghi più imminenti sono quelli del voto regionale in Schleswig-Holstein domenica prossima e, decisamente più importante, in Nord-Reno Westfalia la domenica successiva, ma ieri l’attenzione della signora Merkel era tutta concentrata sul doppio fronte internazionale del G-20, di cui la Germania ha quest’anno la guida, e delle presidenziali in Francia, per le quali pure si va alle urne domenica.
«La decisione spetta agli elettori francesi – ha detto in un’intervista a un quotidiano locale di Colonia – ma sarei contenta se vincesse Emmanuel Macron. È a favore di una politica coerente pro-Europa e il suo successo sarebbe un segnale positivo per una politica di centro che anche da noi in Germania deve rimanere forte e un buon segnale per le relazioni franco-tedesche». Il cancelliere aveva ricevuto Macron già alla vigilia del primo turno del voto francese e con la dichiarazione di ieri mostra di non perdere di vista le implicazioni di una sua possibile vittoria sulla politica europea, ma anche su quella tedesca, dove lei stessa si trova ad affrontare una sfida da parte della destra populista. Le parole della signora Merkel delineano comunque il suo disegno di rimettere l’asse franco-tedesco al centro della costruzione europea. Con Macron, acquisterebbe un partner con orientamenti comuni e aperto al dialogo con Berlino.
Al tempo stesso, sul tavolo globale, il cancelliere deve giocare la partita della presidenza tedesca del G-20, un compito quest’anno tutt’altro che di routine. Al vertice di Amburgo dei primi di luglio (dove tra l’altro si incontreranno per la prima volta il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e quello russo, Vladimir Putin), ci sono dossier politici delicati come la crisi ucraina (nel suo incontro con Putin di martedì, che è servito per riallacciare il dialogo, la signora Merkel non ha però fatto passi indietro sulla linea delle sanzioni e ha anzi lanciato una reprimenda a Mosca sui diritti umani) ed economici, come il protezionismo. L’esistenza stessa del G-20, ha detto ieri alla riunione del B-20, che rappresenta la comunità economica e finanziaria dei venti Paesi industriali ed emergenti, «significa che l’isolazionismo e il protezionismo sono un vicolo cieco». La riunione dei ministri finanziari a marzo a Baden-Baden, in cui gli Usa si sono opposti a ripetere la linea abituale dell’opposizione al protezionismo, mostra che il compito della signora Merkel ad Amburgo, faccia a faccia con Trump, per riaffermare l’importanza di mercati aperti, non sarà facile. Al protagonismo del cancelliere sulla scena globale, peraltro, sta facendo da contrappeso il netto recupero della sua popolarità e di quella dell’unione democristiana Cdu/Csu, dopo il quasi sorpasso dei mesi scorsi da parte dei socialdemocratici della Spd per effetto della scelta come candidato di Martin Schulz. Un effetto che sembra essere quasi del tutto svanito, almeno a giudicare dall’ultimo sondaggio pubblicato ieri da Forsa, secondo cui Cdu/Csu sono stabili al 36% e la Spd ha perso due punti al 28%. I Verdi, la sinistra della Linke e i populisti di Alternativa per la Germania sono testa a testa all’8% nella contesa per la palma di terzo partito. I liberali della Fdp guadagnano un punto, al 7%, avvicinandosi al ritorno al Bundestag.
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