Il terrorismo torna in Russia, 11 morti
04/04/2017 - Morte nel metrò: le immagini terribili di corpi riversi davanti alle porte sventrate di un treno rimandano ad altri due attentati avvenuti nella metropolitana di Mosca, 29 marzo 2010. Ieri i terroristi sono tornati nel cuore dello Stato russo, questa volta a San Pietroburgo.
Da quell’anno a oggi - nel settembre 2015 - la Russia si è avventurata nella campagna siriana contro i fondamentalisti islamici e a fianco di Bashar Assad, mettendosi nel mirino di una probabile vendetta dell’Isis, che peraltro l’ha minacciata più volte. Ma, al di fuori del Caucaso, i giorni dei kamikaze ceceni e delle “vedove nere”sembravano lontani. Si era abbassata la guardia?
A pochissime ore dall’attentato, avvenuto alle 14.40 (le 13.40 in Italia), dalle telecamere di sorveglianza installate nel metrò era già uscita - secondo l’agenzia Interfax - l’immagine di un presunto terrorista, uno dei due ricercati dalla polizia. Il responsabile della morte di 11 persone, uccise alle 14.40 di ieri dall’esplosione di un ordigno artigianale nel vagone di un treno della linea blu, tra le stazioni Sennaja e Technologhiceskij Institut. Nel cuore della città. Il bilancio delle vittime è destinato a salire, perché alcuni tra i feriti sono in condizioni gravi. Sono circa 50, tra loro un bambino. Il secondo ricercato avrebbe collocato una seconda bomba nel metrò a Ploshad’ Vosstania, presso la stazione, ma in questo caso la strage è stata sventata, la bomba disinnescata. In entrambi i casi non si sarebbe trattato di kamikaze.
Il presidente russo Vladimir Putin si trovava a Pietroburgo, la sua città natale, insieme al leader bielorusso, Aleksandr Lukashenko. Commentando a caldo l’accaduto, insolitamente cauto, ha indicato il terrorismo come soltanto una delle possibili spiegazioni. Poco dopo, però, i dubbi sono svaniti, almeno nelle dichiarazioni delle autorità. «Qui ci sono tutti i segni di un attacco terroristico - ha detto Viktor Ozerov, responsabile della Commissione sicurezza alla Camera alta, citato dall’agenzia Bloomberg - le misure prese contro il terrorismo nel Paese hanno fallito».
Altri, come l’ex speaker Boris Gryzlov, si sono affrettati a sottolineare l’obiettivo dei terroristi, seminare instabilità nel Paese. Sia a Mosca che a Pietroburgo le misure di sicurezza sono state immediatamente rafforzate, ed è facile prevedere che le autorità approfitteranno dell’allerta terrorismo per un giro di vite anche nei confronti delle manifestazioni contro la corruzione, accese dalla protesta del 26 marzo scorso e riemerse in forma minore domenica scorsa, per essere subito soffocate.
«È improbabile che le autorità diano la colpa ai manifestanti anti-governativi - spiega Alex Brideau, analista di Eurasiagroup -: non sarebbero credibili. È però possibile che intensifichi il giro di vite contro i dimostranti scesi in strada nei due weekend passati.». Mano ancora più dura contro il dissenso interno, mentre nei confronti dello Stato Islamico - che anche nei giorni scorsi avvertiva che avrebbe «bruciato la Russia» - l’attentato di Pietroburgo servirà come ulteriore giustificazione per continuare l’intervento militare in Siria. «Un collegamento con una fonte interna, tipo militanti del Caucaso settentrionale - aggiunge Brideau - resterebbe più sotto silenzio. Perché il messaggio del governo è che in quella regione la situazione è sotto controllo».
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