Brexit: la posizione negoziale Ue sul divorzio da Londra
09/03/2017 - DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BRUXELLES - Ufficialmente nessun negoziato con la Gran Bretagna in vista dell’uscita del Paese dall’Unione può cominciare prima dell’attesa notifica britannica. Ciò non significa che a Bruxelles non ci si prepari. Lo sguardo corre a un atto formale che farà scattare una serie di cruciali appuntamenti diplomatici e istituzionali in vista di una trattativa che si prevede lunga e difficile. L’obiettivo è di concluderla entro l’autunno del 2018. Se ciò sarà possibile, è tutto da vedere.Entro fine marzo via alla procedura .
Le istituzioni comunitarie si aspettano che la notifica inglese giunga intorno a metà marzo, comunque sia entro fine mese, così come promesso dal premier britannico Theresa May. In un discorso dinanzi al Parlamento belga in febbraio, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha spiegato che la prima parte del negoziato riguarderà il divorzio del Paese dall’Unione. Solo successivamente le parti affronteranno la trattativa sul nuovo rapporto tra Londra e i suoi ex partner. Il metodo non piace al Regno Unito che vorrebbe intavolare un ampio negoziato su entrambi i fronti. «I 27 sono tutti d’accordo per agire in due tappe», nota un alto responsabile europeo. Una volta scattata la notifica, l’iter procedurale prevede che nel giro di tre-quattro settimane il Consiglio europeo si riunisca per dare il proprio benestare a linee-guida in vista del negoziato con Londra.
Vertice il 6 aprile?
Esponenti comunitari prevedono che il testo richiederà delicate discussioni a livello diplomatico. «Temo che saranno necessarie varie tornate di trattative», spiega un negoziatore. Il benestare dei capi di stato e di governo richiede la maggioranza qualificata, ma c’è il desiderio di approvare per consenso. Corre voce che il vertice possa essere fissato per il 6 aprile, ma tutto dipende da quando la Gran Bretagna metterà in pratica la volontà popolare sancita dal referendum del 23 giugno.
Una volta avallate le linee-guida, i Ventisette dovranno approvare, questa volta a livello ministeriale, il mandato negoziale da affidare alla Commissione europea così come l’autorizzazione a negoziare. Si presume che questa intesa possa giungere nel corso del mese di maggio. In buona sostanza, il mandato negoziale rappresenta le linee-guida ma con maggiore dettaglio e precisione. Due i temi che domineranno le trattative di divorzio: il trattamento dei cittadini comunitari e gli impegni finanziari.
Il futuro dei cittadini europei in Gran Bretagna
Il primo tema riguarda il futuro degli europei in Gran Bretagna e dei britannici nell’Unione. Come trattare i residenti attuali, da un punto di vista previdenziale, sanitario e più in generale legale? Il tema è delicatissimo, tanto più che Londra è fredda, se non addirittura ostile, all’idea di essere soggetta all’autorità della Corte europea di Giustizia una volta uscita dall’Unione. L’altro tema riguarda gli obblighi finanziari su cui il Regno Unito si è impegnato a livello europeo.
Conto salato per Londra
Aizzando non poco gli animi, Juncker ha parlato in febbraio di conto «salato». Corre voce che gli impegni possano aggirarsi intorno ai 40-60 miliardi di euro. Su questo fronte, i 27 sembrano uniti nel chiedere a Londra la somma dovuta. Nel fine settimana scorso, un rapporto della Camera dei Lords rileva che «la Gran Bretagna non potrà essere obbligata ad alcun pagamento una volta uscita dall’Unione». Il nodo è controverso, difficilissimo da sciogliere.
Sul fronte Brexit sono impegnati sia la Commissione che il Consiglio. Nella prima istituzione, vi sono 29 persone impegnate nella preparazione delle trattative. Nella seconda sono (per ora) una decina. Il Consiglio europeo di oggi e domani potrà essere utile ai Ventisette per fare informalmente il punto della situazione prima della notifica inglese, fosse solo per facilitare il lavoro dei diplomatici quando questi dovranno mettere a punto le linee-guida negoziali. Brexit comunque non è in agenda.
Autunno 2018 data del divorzio
Il capo negoziatore della Commissione europea Michel Barnier ha spiegato di voler chiudere il negoziato di divorzio entro l’autunno del 2018, per dare tempo di completare le ratifiche nazionali entro il voto per il rinnovo del Parlamento europeo nella primavera del 2019. Non manca chi teme qui a Bruxelles che il negoziato si dilunghi, col rischio di creare nuove tensioni con la Gran Bretagna e inquinare la campagna elettorale europea.
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