Dai leader Ue a Versailles sì all’Europa a due velocità
07/03/2017 - PARIGI - Rilanciare il progetto europeo, con una nuova fase fatta anche di cooperazioni rafforzate, che preveda la possibilità per alcuni Paesi di procedere sulla strada dell’integrazione a velocità diverse rispetto ad altri. A partire dalla difesa.
È questo il messaggio inviato ieri sera dai leader di Francia, Germania, Spagna e Italia, riuniti a Versailles – sede scelta per il suo valore altamente simbolico – in un insolito nuovo “formato”, che potremmo definire “dei quattro grandi”. Alla vigilia del Consiglio europeo di giovedì e venerdì. E a venti giorni dall’appuntamento con il vertice dei Ventisette a Roma, in occasione del sessantesimo anniversario del Trattato fondatore dell’Unione.
François Hollande, Angela Merkel, Mariano Rajoy e Paolo Gentiloni, pur senza dirlo esplicitamente, hanno insomma scelto il terzo dei cinque scenari immaginati dal presidente della Commissione Jean-Claude Juncker nel “libro bianco” presentato la scorsa settimana. Uno degli scenari intermedi tra lo “statu quo” e un’accelerazione del processo di integrazione. Quello appunto delle “velocità differenziate”. Che ha peraltro una lunga storia e che proprio la Merkel ha nuovamente proposto in occasione del summit di Malta, lo scorso 3 febbraio.
«Siamo convinti – ha detto Gentiloni nella dichiarazione che ha preceduto la cena di lavoro – della validità del progetto europeo. Che deve essere rilanciato e Roma sarò l’occasione per farlo. Per andare verso un’Unione più integrata che però consenta diversi livelli di integrazione. Che sia in grado di dare risposte diverse ad ambizioni diverse, pur nell’ambito di un progetto comune. E qui siamo tutti d’accordo ad avanzare sull’Europa della difesa».
“«Il progetto europeo deve essere rilanciato, per andare verso un’Unione più integrata che consenta diversi livelli di integrazione»”
Prima di Genitloni, Hollande aveva sottolineato che «la priorità è quella della sicurezza e della protezione, con la costruzione di un’Europa della difesa pur nell’ambito della Nato». Un’esigenza che evidentemente si è rafforzata dopo l’elezione di Donald Trump (la cui posizione sulla Nato è ondivaga e quindi preoccupante) e soprattutto con la Brexit, vista l’importanza della Gran Bretagna sul fronte appunto della difesa. In un’intervista a “Le Monde” il presidente francese ha peraltro sostenuto che l’Europa della difesa rimarrà «aperta a Londra».
«L’unità dei Ventisette – ha aggiunto Hollande – è importante. Ma unità non vuol dire uniformità. Ecco quindi la necessità di entrare in una nuova fase, quella delle cooperazioni rafforzate». Che potrebbero riguardare certo anche altri aspetti, come quello «dell’armonizzazione fiscale».
«L’Unione – ha detto dal canto suo la Merkel – deve essere sicura, i nostri cittadini giustamente lo chiedono. Quindi è indispensabile una maggiore cooperazione nella difesa. Dobbiamo avere il coraggio di accettare che alcuni Paesi possano avanzare più velocemente di altri, sia pure con delle cooperazioni aperte».
I quattro leader hanno d’altronde spiegato di non avere alcuna intenzione di imporre nulla a nessuno, di assomigliare a una sorta di direttorio, ma di voler semplicemente mettere in evidenza il loro impegno, la volontà di tracciare delle piste sulle quali lavorare.
Il premier italiano non ha ovviamente evitato la spinosa questione dell’immigrazione, insistendo ancora una volta sul fatto che il fenomeno non può essere affrontato dai singoli Paesi, a livello nazionale, ma richiede un approccio europeo: «Vogliamo un’Europa che non rinuncia alla libera circolazione delle persone. Ma proprio per questo ha bisogno di una maggiore protezione delle frontiere per far fronte ai flussi migratori. Che non rappresentano un fenomeno congiunturale, bensì una sfida che dobbiamo raccogliere tutti insieme».
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