Merkel difende il surplus
20/02/2017 - Che colpa abbiamo noi se il surplus commerciale tedesco è così elevato e l’euro è forse sopravvalutato per molti Paesi dell’Eurozona? Questo il senso della risposta – finora la più articolata – proveniente da Berlino nei confronti delle critiche americane. A darla, questa risposta, la stessa Angela Merkel, sollecitata sul tema durante la Conferenza internazionale di Monaco su Difesa e Sicurezza. Sì perché l’argomento dei cambi, o meglio della presunta manipolazione valutaria ad opera dei tedeschi secondo l’accusa della Casa Bianca nell’era Trump, è questione altamente geopolitica. Il cancelliere ha ammesso che esiste un problema, «il valore dell’euro all’interno dell’Eurozona», ma che tale problema non è attribuibile a responsabilità tedesche. «La politica monetaria della Bce non è ancorata alla Germania – ha detto – ma è formulata per un gruppo di Paesi diversi, tra i quali anche Portogallo, Slovenia o Slovacchia. Se noi avessimo ancora il marco sono certa che la nostra moneta avrebbe un valore diverso rispetto a quello attuale dell’euro. Questo però è il frutto di una politica monetaria sulla quale, come cancelliere, non ho alcuna influenza».
Parole chiare: di auto discolpa e di replica all’uscita di Peter Navarro, consigliere di Trump per il commercio internazionale, che alla fine di gennaio aveva preso di petto la Germania accusandola di approfittare del tasso di cambio «scandalosamente basso dell’euro» per vendere all’estero i propri prodotti a spese degli americani e dei partner europei. Pochi giorni dopo Berlino registrava, a 252,9 miliardi di euro per il 2016, il più grosso attivo commerciale dal dopoguerra, di cui 60 miliardi proprio nei confronti degli Stati Uniti. Negli ultimi tre anni la moneta unica europea si è deprezzata di circa il 25% nei confronti del dollaro toccando un minimo di 14 anni in gennaio a 1,034. Da allora ha recuperato terreno chiudendo venerdì a 1.061.
In precedenza, a dire il vero, anche l’Amministrazione Obama, il Fondo monetario internazionale e la Commissione europea hanno sollevato il problema di un surplus corrente troppo elevato da parte tedesca, indicandolo tra gli squilibri macroeconomici da correggere essendo ormai giunto a un rapporto del 9% rispetto al Prodotto interno lordo. Anche a questo ha risposto Angela Merkel sostenendo che la Germania, ed è vero, è un Paese molto vecchio, una sorta di “nuovo Giappone”, la cui dinamica demografica sfavorevole si traduce in attitudini spiccate al risparmio piuttosto che alla spesa e agli investimenti.
Le critiche pertinenti (si tratta di uno squilibrio che Bruxelles a un certo punto dovrebbe/potrebbe sanzionare avendo superato il limite del 6%) si saldano però, in questa fase, con il pensiero unico del neo-populismo sovranista, anti-euro e anti-Europa, che vede nella Germania l’artefice di una subdola svalutazione competitiva interna, grazie alla leva del contenimento salariale oltre alle presunte manovre valutarie. È curioso notare, ad esempio, che la leader del Front National Marine Le Pen abbia fatto proprie le argomentazioni di un recente paper dell’Fmi che mette in luce le distorsioni dell’attivo corrente tedesco attribuendo all’euro un rapporto di cambio svalutato del 15% per la Germania e sopravvalutato del 6% per la Francia.
Ecco, allora, il valore geopolitico della moneta unica europea, stretta tra le accuse strumentali di Trump e dei populisti europei, quelle più puntuali del Fondo e la difesa della Bce, dello stesso presidente Mario Draghi, che ha spiegato all’Europarlamento come la Germania, nonostante l’importante surplus commerciale con gli Stati Uniti, non abbia mai «attuato interventi unidirezionali» sul mercato dei cambi.
Come ha detto Merkel alla platea di Monaco, sorridendo, è un problema che può trascendere la volontà: tanto dei tedeschi quanto degli americani. «Siamo orgogliosi di avere buoni prodotti, così come lo sono gli americani dei loro. Se vi guardate intorno in questa stanza, quanti iPhone e computer Apple vedete? Anche il vicepresidente (Mike Pence, presente alla Conferenza di Monaco, ndr)ha di che essere soddisfatto. Poi non mi sembra davvero che la Quinta Strada sia invasa da macchine tedesche».

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