Se l’inflazione apre il solco tra America e Europa
16/02/2017 - Ci sono due numeri magici che agitano le cronache dell’economia: il 3% e il 2%; e nessuno dei due è quel che sembra. Il 3% è il famoso limite di Maastricht al rapporto deficit/Pil. Perché 3% e non zero? Ma in verità il 3% è zero, dato che il pareggio ha senso solo per le operazioni correnti (il governo, come le imprese, si può indebitare per fare investimenti). E, dato che ai tempi di Maastricht gli investimenti pubblici in Francia e Germania erano all’incirca il 3% del Pil, ecco che l’asticella del disavanzo fu portata a quel livello. E il 2%? Questo è il tasso di inflazione perseguito e agognato dalle Banche centrali. Perché 2% e non zero? Ma in verità il 2% è zero, dato che vari studi avevano concluso che gli indici dei prezzi non tengono sufficientemente conto dei miglioramenti di qualità, che venivano cifrati appunto al 2%.
Restiamo sull’inflazione. Cosa dicono gli ultimi dati e quali le conseguenze per le politiche monetarie? Siamo intorno a quel 2%, sia in Europa (un po’ meno) che in Usa (un po’ più), almeno per l’indice totale; escludendo beni volatili come alimenti ed energia, l’inflazione di fondo è anch’essa intorno a quel limite in Usa, ma alquanto al di sotto nell’Eurozona. Prima facie, questo vuol dire che la politica monetaria si andrà facendo più restrittiva in Usa (e il dollaro più forte).
La presidente della Fed, Janet Yellen, in tre anni ha aumentato i tassi solo due volte, molto meno rispetto a quel che aveva annunciato, e ora potrebbe (e dovrebbe) riguadagnare il tempo perduto, dato che l’economia è vicina alla piena occupazione (il tasso di disoccupazione al 4,8% e i nuovi sussidi al livello più basso da 44 anni). E la Bce? Con un’inflazione di fondo nell’Eurozona sotto l’1% e un tasso di disoccupazione del 9,6%, la politica monetaria potrà al massimo ridurre la dose di espansione, ma non ha nessuna ragione di diventare restrittiva. Il problema è che la Germania, per i prezzi (inflazione di fondo all’1,5%) e la disoccupazione (tasso al 3,9%), assomiglia più all’America che al resto dei Paesi euro. Ma la Bce si deve calibrare sulle medie dell’Eurozona e non sui singoli Paesi. Ecco un’altra sfida per Mario Draghi: «Qui si parrà la tua nobilitate».

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