E Teheran blocca i cittadini Usa
30/01/2017 - La reazione più forte all’ultimo ordine esecutivo di Donald Trump è arrivata dall’Iran, uno dei sette Paesi islamici colpiti dallo stop ai visti di ingresso, che ha deciso a sua volta di bloccare i cittadini americani. «La decisione del governo degli Stati Uniti di colpire il popolo iraniano è un affronto a tutte le persone di questa grande nazione» - ha reso noto un comunicato del ministero degli Esteri di Teheran - per questo il governo iraniano «per proteggere la sacralità e la dignità di tutti i cittadini in patria e all’estero» e «per proteggerne i diritti attua il principio di reciprocità». In precedenza, il presidente Hassan Rouhani, pur senza citare Trump, aveva detto che non è il momento di alzare muri tra le nazioni.
Anche dall’Europa, però, non si sono fatte attendere pesanti critiche, affidate a un rinnovato asse franco-tedesco. In una conferenza stampa congiunta, subito dopo un bilaterale a Parigi, i ministri degli Esteri francese e tedesco Jean-Marc Ayrault e Sigmar Gabriel si sono detti preoccupati. «Accogliere i rifugiati che fuggono da guerra e oppressione è nostro dovere», ha detto Ayrault, aggiungendo che presto inviterà la sua controparte americana, Rex Tillerson, per spiegargli interessi, valori e visione del mondo dell’Europa. Europa e Stati Uniti, gli ha fatto eco Gabriel, hanno sempre condiviso le idee occidentali di libertà e democrazia, inclusa la protezione dei perseguitati. «Credo che sia ciò che ci unisce e ciò che vogliamo chiarire agli americani». E il presidente francese François Hollande, che già aveva esortato l’Europa a «rispondere con fermezza» a Trump, nella telefonata con il tycoon lo ha invitato a «rispettare i principi su cui sono fondate le nostre democrazie, in particolare l’accoglienza dei rifugiati» .
Nessun commento ufficiale dalla Commissione Ue, anche se una portavoce ha ricordato che il presidente Juncker ha più volte ripetuto che «l’Europa è e rimane aperta a chi scappa dai conflitti o dal terrorismo, indipendentemente dalla loro religione».
Preoccupazione è stata manifestata dalle Nazioni Unite e dalle organizzazioni a difesa dei diritti umani. L’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) e l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) hanno espresso l’auspicio che «gli Stati Uniti continuino ad esercitare il loro forte ruolo di leadership» e a rispettare «la lunga tradizione di proteggere coloro che fuggono da conflitti e persecuzioni».
Non è mancata, tuttavia, qualche reazione di segno opposto: il presidente ceco Milos Zeman ha lodato la decisione e Geert Wilders, il leader dello xenofobo Pvv (il Partito per la libertà olandese, ai primi posti nei sondaggi in vista delle elezioni del 15 marzo), ha twittato: «Ben fatto. Io farei lo stesso».
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