Con hard Brexit a rischio 2 miliardi alle università britanniche
23/01/2017 - opo mesi di oscillazioni, il primo ministro britannico Theresa May ha sciolto la riserve: sarà “Hard Brexit”, una cesura netta con Bruxelles e i capisaldi dell'integrazione europea. Peccato che, a farne le spese, potrebbe essere un pilastro dell'export britannico: l'università. Secondo un report dell'Aude, l'association of university directors of estate (le strutture universitarie), i fondi Ue per la ricerca percepiti dal Regno Unito generano 1,86 miliardi di sterline di ricavi e oltre 19mila posti di lavoro. Entrate che rischiano ora di scomparire in “favore” di altri problemi come la crescita dei costi di costruzione per le proprietà immobiliari e ostacoli burocratici nel reclutamento di ricercatori e personale in arrivo dalla Ue.

Non uno strappo da poco, se si considera che proprio la Gran Bretagna conta uno dei più alti numeri di partecipanti nei programmi di ricerca europei e rimane in cima alle mete di destinazione per gli studenti internazionali. Sullo sfondo c'è un settore che vale 30 miliardi di sterline l'anno, con picchi di un miliardo l'anno per gli atenei più blasonati.
L'associazione: application in calo, siamo preoccupati
Nel 2014-2015, lo stesso periodo considerato dall'indagine Aude, si contavano circa 437mila iscritti internazionali. Gli europei sono 125mila, con gli italiani in quarta posizione come nazionalità più rappresentata (10.525) dopo Germania, Francia e Irlanda. Il bilancio dei prossimi anni accademici potrebbe essere meno generoso, o comunque non di crescita.
L' Aude invita alla prudenza, sottolineando che gli impatti della Brexit «devono ancora essere determinati». Ma è un dato di fatto che i primi frutti sono già visibili. A dirlo è Trevor Humphreys, presidente di Aude: «Stiamo già notando un trend negativo nelle applications (le richieste di ammissione, ndr) da parte di studenti Ue per il Regno Unito – spiega - Questo è preoccupante, perché la continua espansione dell'istruzione superiore e gli investimenti nelle sue strutture dipende in qualche modo dalle entrate generate con le loro tasse».
I quasi 2 miliardi di sterline in bilico con la perdita dei fondi Ue sono una cifra che copre, da sola, i costi di manutenzione annui di strutture e attrezzature delle università britanniche.

Una calo nelle iscrizioni ridurrebbe i ricavi di un sistema che ha bisogno di risorse per mantenere i suoi ritmi di crescita: la spesa in conto capitale, gli investimenti in beni durevoli, è cresciuta solo nel 2014-2015 del 5,6%, a quota 2,75 miliardi di sterline. Senza contare neppure l'indotto che si riversa oltre i confini degli atenei, soprattutto in Inghilterra e nelle comunità del Paese che vivono in larga parte di riflesso alla vita universitaria. Ci sono varie ricostruzioni sull'impatto economico degli studenti stranieri, ma una stima governativa ripresa dall'ultimo Briefing on international students della Ukcisa (il consiglio per studenti internazionali) parla di 13,6 miliardi di sterline l'anno. Fino al 2011, la crescita annua di iscrizioni estere viaggiava su una media del 3-4%. Gli ultimi dati, pubblicati ad agosto, hanno mostrato una flessione del 2%.
C'è bisogno degli europei per crescere
Eppure le università britanniche continuano ad espandersi, anche dal punto di vista strettamente immobiliare. Gli atenei di Manchester, Cambridge, Edimburgo, Oxford e Nottingham coprono, da soli, un'area complessiva di 500mila metri quadri. Alcuni istituti stanno tentando la via degli accordi commerciali con società private per aumentare la redditività dei propri immobili. L'Università di Sheffield, spiega la Aude, ha dato vita a un progetto di uffici e laboratori (lo «Sheffield Business Park») che dovrebbe generare 4mila posti di lavoro e ricadute di 210 milioni di sterline l'anno sul territorio. Ma la crescita è vincolata, ancora, alla capacità di attrazione sull'estero e in particolare bacino dell'Europa: «Gli investimenti nei campus sono vincolati all'accesso continuativo di questi studenti, quindi con la Brexit all'orizzonte sarà interessante capire che effetti ci saranno».
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