Sui cittadini Ue decisivi i negoziati
18/01/2017 - Theresa May ha finalmente chiarito la posizione del Governo britannico su Brexit, ma sulla questione fondamentale dell’immigrazione continua a regnare l’incertezza.
Londra imporrà controlli più rigidi sull’immigrazione, ha detto la premier, «riprenderà il controllo dei propri confini», in linea con la volontà popolare espressa nel referendum di giugno. «Il messaggio degli elettori prima e durante la campagna elettorale è stato chiaro: Brexit significa limitare il numero di persone che arrivano dalla Ue, - ha detto la May – e noi faremo proprio questo».
Mentre la volontà di limitare gli ingressi è esplicita, quello che resta in dubbio è se ci saranno accordi transitori o diritti preferenziali per i cittadini Ue, soprattutto quelli già residenti in Gran Bretagna.
«Non è possibile controllare l’immigrazione quando c’è la libera circolazione dall’Europa, quindi Brexit deve voler dire controllare il numero di persone che arrivano dalla Ue» ha dichiarato la May con tutta la determinazione e frustrazione accumulate nei suoi sei anni da ministro dell’Interno passati a tentare di limitare gli arrivi dall’estero.
La May ha voluto però rassicurare le imprese che temono di non poter reclutare il personale specializzato di cui hanno bisogno, e le università che temono di dover fare a meno dei tanti docenti e studenti europei che ora affollano gli atenei britannici. La premier ha detto di voler «continuare ad attrarre i migliori talenti che vogliono studiare e lavorare in Gran Bretagna», e di voler «proteggere ed estendere i diritti dei cittadini Ue», ma non ha spiegato come.
La premier ha respinto l’idea di un sistema a punti simile a quello in vigore in Australia, che era stato proposto da alcuni sostenitori di Brexit all’interno del partito conservatore, ma non ha proposto un’alternativa. Alcuni ministri del suo Governo hanno accennato alla possibilità di un nuovo sistema di permessi di lavoro o di studio, che prevede il via libera dei vari ministeri competenti prima della concessione di un visto d’ingresso. Resta da vedere se i cittadini Ue saranno equiparati agli altri cittadini stranieri o se avranno un sistema preferenziale. La May per ora si limita a dire che «varie opzioni sono allo studio».
Le università, la Confindustria britannica e la City da mesi chiedono alla May di fare chiarezza sul destino dei circa tre milioni di cittadini Ue che studiano e lavorano in Gran Bretagna. La May si è sempre rifiutata di dare garanzie unilaterali, dicendo che ogni accordo in materia deve far parte di una trattativa all’insegna della reciprocità, che comprenda anche i cittadini britannici residenti in Paesi Ue.
Sfidando le accuse di voler trattare i cittadini Ue alla stregua di merce di scambio, la May anche ieri nel suo discorso non ha voluto dare certezze, limitandosi a dire di voler raggiungere un’intesa sulla questione «il prima possibile». Anzi, ha assicurato, «voglio che tutti sappiano che risolvere questa sfida al più presto resta un’importante priorità per la Gran Bretagna».
La May ha anche accennato al fatto che «uno o due Paesi Ue» non vogliono un’intesa in tempi rapidi, dando quindi a loro la colpa dell’incertezza sulla questione. La Ue in realtà ha fatto sapere che non è possibile avviare trattative separate su una singola questione prima che venga invocato l’articolo 50. Per avere chiarezza bisognerà quindi attendere l’avvio formale dei negoziati, previsto per fine marzo.
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