Mosca: «Basta caccia alle streghe»
10/01/2017 - Al Cremlino sono «seriamente stanchi» di essere accusati di ingerenza nelle elezioni americane del novembre scorso. Accuse che fanno pensare a una «caccia alle streghe»: riprendendo le stesse parole usate venerdì scorso da Donald Trump ieri è stato Dmitrij Peskov, portavoce di Vladimir Putin, a esprimere la prima reazione ufficiale russa al rapporto con cui il 6 gennaio le agenzie di intelligence statunitensi hanno formulato i loro sospetti contro Mosca. Rendendo pubblica però solo una parte del materiale, che secondo Peskov non contiene assolutamente dati e prove in grado di giustificare le accuse.
Al contrario, ha ironizzato il portavoce di Putin durante un briefing con la stampa, la versione declassificata del rapporto (25 pagine)lascia perplessi per la scarsità della documentazione a cui si appoggia, insufficiente al punto da non poter essere commentata, esposta «in modo amatoriale, non professionale». Putin ha letto personalmente il rapporto?, hanno chiesto a Peskov. «Non posso dire quanto in dettaglio - è stata la risposta -, ma nel documento non c’è nulla che valga la pena leggere in dettaglio».
Nelle settimane scorse Mosca aveva smentito categoricamente che funzionari russi fossero coinvolti nello scandalo dei computer violati. Invece il rapporto - coordinato da Cia, Fbi e Nsa (l’agenzia per la sicurezza nazionale) - chiama direttamente in causa Putin, affermando che fu lui a ordinare «una campagna per influenzare le elezioni presidenziali del 2016», con l’obiettivo «di minare la fiducia del pubblico nel processo democratico Usa», e di screditare Hillary Clinton e le sue chance di essere eletta presidente». «Sosteniamo - scrivono inoltre le tre agenzie - che Putin e il governo russo avevano sviluppato una chiara preferenza per il presidente eletto Trump».
Se il desiderio di Mosca di sabotare l’ordine democratico liberale americano non è una novità, afferma il rapporto, rispetto a «operazioni precedenti» le «attività» rilevate mostrano «un’escalation significativa». In causa viene chiamata l’intelligence militare russa, che dopo aver violato gli account di posta elettronica del Partito democratico di Hillary Clinton si è servita di intermediari come WikiLeaks, DCLeaks.com e Guccifer 2.0 per diffondere le informazioni acquisite, con il contributo inoltre della propaganda diffusa dai canali tv finanziati dal Cremlino e dai “trolls” diffusi sui social media.
Buona parte della versione pubblica del rapporto è quindi dedicata a Russia Today, l’emittente in lingua inglese guidata da Margarita Simonyan. È il riferimento ai servizi di questo canale, o ad altre trasmissioni come quella di Dmitrij Kiseljov su Rossija-24, che ha suscitato i commenti sarcastici dei media russi come la tv Ntv, che ironizza sul fatto che il rapporto dell’intelligence americana sia stato scritto «guardando la tv e leggendo internet. Che analisi profonda». «Si direbbe che se gli “hacker russi” hanno violato qualcosa in America, hanno violato due cose - ha scritto su Facebook Maria Zakharova, portavoce del ministero russo degli Esteri -: il cervello di Obama e, naturalmente, questo rapporto».
Trump, come Obama, ha potuto vedere invece la versione completa dell’indagine, e dopo averne parlato venerdì con i vertici delle tre agenzie (il direttore della Nsa James Clapper, il capo della Cia John Brennan e il direttore dell’Fbi James Comey) ha definito «costruttivo» l’incontro. Entro 90 giorni dal suo ingresso alla Casa Bianca chiederà di definire un piano di difesa contro gli attacchi informatici. Trump, ha dichiarato il suo futuro capo dell’amministrazione Reince Priebus, ha accettato le conclusioni del rapporto: «Non nega che dietro questa campagna ci siano entità russe».E tuttavia il presidente eletto che per primo, e dopo aver visionato il rapporto, aveva usato l’immagine della “caccia alle streghe”, sembra deciso a mantenere il proprio obiettivo di un avvicinamento a Mosca: «Non è una cosa sbagliata!», ha twittato Trump.
Al suo primo incontro con Putin potrebbe non mancare molto: la ricerca di una data per un vertice, ha detto il portavoce russo Peskov, inizierà subito dopo il 20 gennaio. E «se verranno programmati dei contatti, li prepareremo con grande attenzione, soprattutto perché stiamo parlando di contatti che seguono un periodo di relazioni bilaterali molto tese».
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