Ue in uscita da austerity, 2017 anno del cambiamento - Percorso iniziato nel 2016 che si vuole rafforzare ulteriormente
05/01/2017 - BRUXELLES - L'anno del cambiamento, dall'austerità alla crescita, fino alla flessibilità nelle politiche economiche. E' la svolta già delineata nel 2016 dalla Commissione Europea, a partire dalla flessibilità supplementare all'Italia e delle sanzioni sospese nei confronti di Spagna e Portogallo per i target mancati sul deficit. Un percorso che dovrebbe rafforzarsi nel 2017. Bruxelles, per il prossimo anno, ha chiesto infatti una politica di bilancio espansiva per l'intera eurozona, scontrandosi con i 'falchi' dell'Eurogruppo, mentre ha invitato Berlino con nuova insistenza a fare investimenti utili per tutta l'area della moneta unica.
Il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, l'aveva promesso fin da febbraio, annunciando che il suo esecutivo non avrebbe seguito "stupide politiche di austerità". Al contrario, avrebbe seguito la strada della "flessibilità intelligente", da lui voluta e rivendicata, in grado di estendere l'interpretazione delle regole a beneficio dei Paesi in difficoltà sul risanamento. E' il caso dell'Italia, che grazie alla flessibilità concessa a maggio su migranti, sicurezza e terremoto è riuscita a non violare 'gravemente' il Patto di stabilità, guadagnandosi la promozione della legge di stabilità, anche moderatamente espansiva. Ma il malumore di quanti, nell'Eurozona, non accettano di rottamare il consolidamento dei conti, a giugno si era già fatto sentire attraverso il presidente dell'Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem, da sempre contrario ad un allentamento delle regole. Nonostante questo, la Commissione è andata avanti, con a luglio la 'grazia' per Spagna e Portogallo, e a novembre il via libera alla manovra italiana.
Terremoto e migranti sono infatti due emergenze troppo gravi per poter lasciare l'Italia da sola ad affrontarle. La Commissione si spinge anche oltre, e raccomanda per il 2017 una politica espansiva per l'insieme dell'Eurozona, con un richiamo soprattutto a Germania e Olanda a spendere fin da subito anche attraverso gli investimenti del piano Juncker.
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