Strage Berlino, ricercato tunisino: «Era stato 4 anni in carcere in Italia»
22/12/2016 - Prosegue la caccia all'uomo in Germania e in tutta Europa, dopo la strage di lunedì sera a Berlino, quando un camion è stato lanciato sulla folla in un mercatino di Natale, facendo almeno 12 morti e 48 feriti. Il ricercato numero uno è Anis Amri, un tunisino di 24 anni. Nei suoi confronti «è stato emesso alla mezzanotte un mandato di cattura per la Germania e per tutta l'area Schengen, quindi anche per l'Europa», ha detto il ministro dell'Interno Thomas de Maizière.
Sul camion sequestrato per la strage è stato rinvenuto un permesso di soggiorno a lui intestato. Amri è considerato un soggetto altamente pericoloso, con precedenti penali. È stato 4 anni in carcere in Italia e dopo aver scontato la pena ha ricevuto un provvedimento di espulsione dal nostro paese. Provvedimento che, però, non è andato a buon fine perché le autorità tunisine non hanno effettuato la procedura di riconoscimento nei tempi previsti dalla legge. Lo si apprende da fonti investigative secondo le quali l'uomo ha successivamente lasciato l'Italia per la Germania.
Il giovane è arrivato in Italia a febbraio del 2011 assieme alle altre migliaia di tunisini che in quei mesi lasciarono il paese in seguito allo scoppio della primavera araba. Quando venne identificato, Anis Amri dichiarò di essere minorenne e dunque fu trasferito in un centro di accoglienza per minori in Sicilia. Dopo qualche mese di permanenza nel centro, sempre secondo fonti investigative, il tunisino ha compiuto atti di danneggiamento e diversi reati. Diventato nel frattempo maggiorenne, è stato dunque arrestato, processato e condannato a 4 anni. Amri, sempre secondo le fonti, ha scontato la pena a Palermo, nel carcere dell'Ucciardone dove, in diverse occasioni, avrebbe manifestato comportamenti violenti. Dal carcere è uscito nella primavera del 2015, ma non è tornato libero: nei suoi confronti è infatti scattato un provvedimento di espulsione. Anis Amri è stato così portato in un Centro di identificazione ed espulsione in attesa del riconoscimento da parte delle autorità tunisine, obbligatorio per poter procedere al rimpatrio. Il riconoscimento, però, non è mai arrivato e, trascorsi i termini di legge, al tunisino è stato notificato un provvedimento di allontanamento dall'Italia. Secondo le fonti, l'uomo avrebbe effettivamente lasciato il paese per andare in Germania.
A quanto risulta, Anis Amri doveva essere espulso per sospetti legami con ambienti estremisti islamici ma i documenti necessari per la sua espulsione sono arrivati solo oggi dalla Tunisia. Lo ha detto il ministro dell'Interno del Nordreno-Vestfalia Ralf Jaeger in una conferenza stampa, ricostruendo la sua vicenda ma sottolineando che «la partecipazione dell'uomo all'attentato è ancora incerta».
L'uomo ricercato è conosciuto con tre diversi nominativi, secondo quanto scrivono i quotidiani Allgemeine Zeitung e Bild. Entrambi hanno aggiunto che documenti dell'Ufficio richiedenti asilo che appartengono all'uomo sono stati rinvenuti nell'abitacolo del tir. La tv tedesca N24 ritiene che «sia possibile un'azione della polizia» in Nordreno-Vestfalia, nell'ovest della Germania, «per catturare la persona ricercata, il tunisino di 24 anni Anis A.». «Il giovane avrebbe vissuto in un centro accoglienza profughi di Kleve», cittadina di 50mila abitanti del Nordreno-Vestfalia al confine con l'Olanda e distante oltre 600 chilometri da Berlino.
Dopo aver lasciato l’Italia nel luglio 2015 aveva raggiunto la Germania, dove aveva fatto richiesta di asilo (respinta); aveva però ottenuto un permesso temporaneo nell’aprile scorso. Secondo quanto riportato da vari media, tra cui il sito di Ard, nella cabina del tir della strage a Berlino è stato trovato il documento che certifica lo stato di “tollerato” di Anis A. con i suoi dati personali. Si tratta di una sospensione temporanea dell'espulsione che prevede alcune misure restrittive, come una limitazione dei movimenti all'interno del paese e impossibilità di trovare lavoro. Nel dicembre 2015 erano 155.103 stranieri a vivere con lo status di “tollerato”, secondo l'Ufficio federale di statistica.
Anis A. Era un soggetto conosciuto alle forze dell’ordine perché sospettato di legami con ambienti salafiti e con l’Isis. Lo scorso agosto era stato detenuto brevemente a Friedrichshafen, sul lago di Costanza, dopo essere stato trovato in possesso di falsi documenti d’identità italiani. In quel momento risultava registrato in un centro per richiedenti asilo a Emmerich sul Reno, nell'area di Kleve, al confine con l'Olanda, ma poi il domicilio era stato cancellato dalle autorità locali. Secondo quanto riferito da N24, il giovane avrebbe utilizzato «almeno 12 nomi falsi» tra cui anche «un nome egiziano».
Tra i dispersi figura anche una giovane italiana, Fabrizia Di Lorenzo, 31enne di Sulmona, il cui cellulare è stato ritrovato sul luogo dell'attacco. Tre italiani lievemente feriti nell'attacco al mercatino di Natale sono stati dimessi dagli ospedali dove erano stati ricoverati e sono già rientrati in Italia. Uno di questi è un uomo di Palermo. Lo si apprende da fonti diplomatiche.
L'attentato è stato rivendicato dai jihadisti del gruppo dello Stato islamico attraverso l'agenzia Amaq. Il richiedente asilo pachistano che era stato arrestato dopo la strage perché sospettato di esserne l'autore, è stato rilasciato dalle autorità tedesche. «I test forensi eseguiti finora non hanno fornito indicazioni sulla presenza dell'accusato nell'abitacolo del camion durante l'attacco», ha reso noto la procura.
L'autore della strage dunque resta ancora in fuga. «Una o più persone, con un'arma», probabilmente quella usata per uccidere il pilota polacco del camion, ha precisato il capo della polizia di Berlino Klaus Kandt, non escludendo dunque la possibilità della presenza di un commando. Dall’autopsia dell’autista polacco è emerso che era ancora vivo al momento dello schianto e che avrebbe cercato fino all’ultimo di evitarlo, lottando con l’attentatore, che lo avrebbe infine ucciso con un colpo di pistola subito dopo l’impatto.
Quanto alle vittime, sei sono state identificate come cittadini tedeschi. Dei 48 feriti, 14 stanno lottando tra la vita e la morte, secondo il ministero dell'Interno. La Bild, intanto, rivela che l'autista polacco del tir che ha seminato morte lunedì sera non è stato ucciso subito ma ha provato a evitare la strage scatenando una lotta nella cabina. Sul suo corpo, infatti, sono state riscontrate ferite da taglio: secondo gli investigatori, il 37enne polacco è stato colpito ripetutamente con un coltello, prima di essere ucciso con un colpo d'arma da fuoco alla testa quando il veicolo era già fermo. Secondo la ricostruzione della Bild, l'autista polacco del tir «avrebbe lottato fino all'ultimo» con l'attentatore e sarebbe stato «ancora in vita, nella cabina, al momento in cui il mezzo ha investito la folla».
Intanto, questa mattina, l'allerta in città resta alta e le misure di sicurezza sono state rafforzate. Dopo la chiusura di ieri in segno di lutto, dovrebbero riaprire
oggi i mercatini a Berlino. Misure di sicurezza
aumentate anche per la partita di campionato di questa sera all'Olympiastadion tra l'Hertha Berlino e il Darmstadt.
Così come, con il passare delle ore, è aumentata la pressione politica sulla cancelliera Angela Merkel, che ieri ha confermato la sua linea sull'accoglienza dei migranti in Germania. «Questi sono i morti di Merkel!», ha tuonato Pretzell Marcus, uno degli uomini di punta del partito della destra populista Alternative per la Germania (Afd), che da sempre tiene una linea dura sulla questione dei migranti. Per la leader di Afd Frauke Petry, «la Germania non è più sicura di fronte al terrorismo dell'islamismo radicale», almeno da quando la cancelliera ha aperto il Paese nel 2015 a 900mila migranti in fuga da guerre e povertà (circa 300mila sono poi arrivati nel 2016). Accuse che il ministro dell'Interno Thomas de Maizière ha definito «odiose», ma anche la Csu, il partito bavarese alleato di Angela Merkel, rinnova la richiesta di una revisione della politica dei profughi. La polemica politica, inusualmente scoppiata già a poche ore dall'attentato a Berlino, occupa questa mattina le pagine dei quotidiani tedeschi. Oltre agli attacchi dei populisti di destra di Afd, sono proprio le dichiarazioni del leader della Csu, Horst Seehofer, sulla revisione della politica dei profughi a tenere banco.
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