Renzi dimissionario oggi sale al Quirinale. Borsa e spread tengono
05/12/2016 - Come era scontato, l'esperienza del mio governo finisce qui: domani (oggi, ndr) convocherò il Consiglio dei ministri, ringrazierò i miei colleghi e salirò al Quirinale, dove consegnerò le dimissioni nelle mani del presidente Mattarella». L'agenda del dopo-Referendum, almeno nel brevissimo periodo, sta tutta in queste parole, pronunciate la notte scorsa dal premier commentando la sconfitta subita alle urne in conferenza stampa a palazzo Chigi.
Tra poche ore dunque - forse già questa mattina, più probabilmente nel pomeriggio - il presidente del Consiglio riunirà i ministri per archiviare il suo governo, insediato da poco più di mille giorni. Con un occhio ai mercati, che non sembrano particolarmente in fibrillazione: in mattinata la reazione dei mercati è stata volatile in apertura ma contenuta. Piazza Affari ha aperto in ribasso dell’1,8% ma poi è risalita a metà mattina. Anche le banche risalgono dopo un’apertura in flessione. Lo spread si stabilizza al di sotto di quota 170 punti dopo una fiammata iniziale. Dopo la riunione del Consiglio dei ministro, la salita al Colle per ufficializzare l'addio nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Governo in sella per l’“ordinaria amministrazione”
A quel punto, l'attenzione si sposterà sulle scelte del Quirinale. Secondo la prassi istituzionale, Mattarella accetterà le dimissioni di Renzi, chiedendogli di rimanere in carica per seguire l'ordinaria amministrazione. Non è escluso che il capo dello Stato chieda al premier dimissionario di portare all'approvazione definitiva i provvedimenti più urgenti e necessari, come la legge di Bilancio (domani il Senato avvierà la seconda lettura parlamentare; l'approvazione definitiva deve avvenire entro il 31 dicembre). Nel suo discorso di addio, lo stesso Renzi ha infatti annunciato che nei prossimi giorni il suo governo «sarà al lavoro per completare l'iter di una buona legge di Stabilità e assicurare massimo impegno ai territori colpiti dal terremoto».
Consultazioni in vista
Già domani si dovrebbe quindi aprire la fase delle consultazioni: Mattarella inzierà una serie di incontri al Quirinale con i vertici delle forze politiche rappresentate in Parlamento per valutare se esista o meno una maggioranza di parlamentari in grado di appoggiare un nuovo governo. Al centro degli incontri con le delegazioni dei leader di partito e dei capigruppo parlamentari soprattutto il nome del possibile premier sul quale far convergere una maggioranza parlamentare e il programma minimo di un governo post-Renzi. In base alle consultazioni il Colle ha quindi due strade per superare la crisi politica innescata dalle dimissioni di Renzi: affidare l'incarico ad un tecnico o un uomo politico capace di raccogliere la maggioranza dei consensi in Parlamento oppure sciogliere le Camere e indire le elezioni anticipate, ponendo fine alla XVIIma legislatura.

Le posizioni dei partiti sul dopo voto
Le principali forze di opposizione al governo Renzi, dopo l'annuncio delle dimissioni, invocano compatte le urne. M5S, Lega e FdI chiedono che si svolgano in tempi rapidi le elezioni politiche. Cauta la posizione di Forza Italia, che non esclude neanche l'ipotesi di un nuovo governo. Non vedono le elezioni vicine nemmeno gli esponenti della minoranza interna al Pd, e gli esponenti di centrosinistra schierati per il No, tra cui Massimo D'Alema: per loro non erano necessarie le dimissioni di Renzi e comunque serve un nuovo governo per fare una nuova legge elettorale.
Governo di transizione “tecnico” o “politico”
Aperte le consultazioni, lo scenario si allargherà necessariamente all'orientamento che maturerà nelle prossime ore nelle segreterie dei partiti e in Parlamento. Dove il Pd, il cui segretario è ancora Matteo Renzi, ha oggi la maggioranza: assoluta (alla Camera) e relativa (al Senato, insieme agli alfaniani di Area popolare). Domani il partito del premier ha indetto una riunione della Direzione nazionale, da cui si dovrebbe capire la linea politica dei dem dopo l’esito del referendum. Dal momento che Renzi ha di fatto escluso l'ipotesi di un reincarico, è possibile che si arrivi ad un governo “politico” guidato da un esponente non renziano del Pd (con Dario Franceschini in pole position) oppure un governo “tecnico”, magari guidato dal ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan per rassicurare i mercati e garantire stabilità in una fase di transizione.
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