Juncker,discorso sullo Stato dell'Unione: «Ue in crisi esistenziale» - 14 Settembre 2016
16/09/2016 - Poco europea e poco unita. Il presidente della Commissione manda Bruxelles in analisi.

Un'Unione ancora troppo poco europeista, in crisi esistenziale, oltre che economica. Il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker ha vestito i panni dello psicanalista nel suo Discorso sullo Stato dell'Unione.
«Un anno fa avevo detto che la situazione lasciava a desiderare», ha esordito, «non c'era abbastanza Europa e non c'era abbastanza unione nella Ue. A un anno di distanza questa constatazione in Europa resta. La Ue non è in gran forma. Sono cambiate tante cose. Possiamo parlare di crisi esistenziale».
SERVE PIÙ EUROPEISMO. La colpa è della Brexit, certo, e di chi rema contro, ma anche di chi non è abbastanza convinto nel sostegno all'Unione: «Tenere un discorso europeista qui non è così difficile, ma tutti devono fare discorsi europeisti nei loro parlamenti nazionali. Dire sì con entusiasmo a Bruxelles e poi fare finta di non aver partecipato è il contrario di quello che definisco coerenza. Non dobbiamo più menare per il naso i cittadini europei. Li dobbiamo guardare negli occhi: sono stufi di lotte interne e menzogne. Si aspettano risultati e attuazione di quanto decisivo».
TERRORISMO, DA NOVEMBRE ARRIVA L'ETIAS. Come se non bastassero i dissidi interni, il Vecchio Continente è costretto a fare i conti anche con la minaccia jihadista. Ed è per questo che entro novembre la Commissione proporrà un sistema europeo di informazione sui viaggi: «Ogni volta che uno entra in Ue sarà registrato, luogo, data e motivo dello spostamento», in modo che «questo nuovo sistema automatico ci dirà chi è autorizzato a viaggiare in Ue, prima che arrivi in Ue». Il nuovo sistema, l'Etias, è stato pensato sul modello dell'Esta americano.
«DISOCCUPAZIONE TROPPO ALTA». Anche i dati economici sono tutt'altro che incoraggianti. La disoccupazione «è ancora troppo alta», «l'Europa non è abbastanza sociale, questo lo dobbiamo cambiare» quindi «lavoreremo al pilastro dei diritti sociali». E se anche la situazione dei debiti resta alta, essi si sono ridotti e questo «dimostra che il Patto di stabilità ha suo effetto, ma non deve diventare patto di flessibilità: deve diventare un patto applicato con flessibilità intelligente».
L'Ue, però, non ha intenzione di ridurre gli investimenti, anzi: «Il piano ha generato 150 miliardi nello scorso anno, ma dobbiamo fare di più e quindi propongo di raddoppiare la durata e la capacità finanziaria dell'Efsi affinché fornisca almeno 500 miliardi di euro entro il 2020 e 532 miliardi fino al 2022».
E anche sotto il profilo della diplomazia internazionale, Juncker rivendica un ruolo decisivo per l'Europa: «Federica Mogherini, la nostra vicepresidente e alto rappresentante per la politica estera, sta facendo un lavoro straordinario», ha detto, aggiungendo che può diventare «la vera ministra degli esteri dell'Unione europea» e che, per questo, le chiede «di sviluppare una strategia europea per la Siria e deve avere un posto al tavolo sull'avvenire della Siria».
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