Se riparte il dialogo tra Italia e Germania
14/04/2016 - Quando parlano e si incontrano i presidenti, il dialogo è buono. È sempre stato così.I Italia e Germania hanno bisogno di ritrovarsi più spesso, al netto delle polemiche e del tanto che le ha divise negli ultimi anni. Le autorità morali servono soprattutto a questo, a far ripartire quel dialogo politico che dovrebbe segnare le tappe future dell'integrazione europea. Entrambi i Paesi, per ragioni diverse, sono sulla difensiva. Economica, quella italiana, con una crescita ancora insoddisfacente e un debito ancora preoccupante nonostante gli sforzi riformisti più recenti; politica, quella tedesca, con un indebolimento vistoso e senza precedenti della cancelliera Angela Merkel e una crescita allarmante delle forze populiste e xenofobe.

Siamo di fronte a deficit di capitale politico ed economico pericolosi per l'Europa e che spesso nel dibattito italo-tedesco si avvitano in una spirale negativa di polemiche e recriminazioni. Italia e Germania, in quanto Paesi fondatori, hanno responsabilità comuni, è stato ricordato ieri a Torino da Sergio Mattarella e Joachim Gauck. E sono responsabilità che vanno indirizzate verso la soluzione delle crisi. La più urgente, hanno convenuto i capi di Stato, è quella dei migranti: Italia e Germania devono impegnarsi per individuare un meccanismo sostenibile di gestione dei rifugiati, ha ricordato il presidente tedesco; mentre Mattarella ha definito le barriere che dividono l'Europa come «una zavorra che ne appesantisce il cammino».Entrambi i Paesi sono i punti nevralgici della crisi migratoria. La Germania è l'approdo più ambito per i profughi che scappano dalle guerre in Siria e Iraq e l'Italia la porta d'accesso più vulnerabile ai flussi in arrivo dal Mediterraneo Centrale. È la geopolitica che impone loro una soluzione condivisa e coordinata. Come sempre, i tedeschi guardano lontano.

E se nell'immediato la gestione dell'emergenza profughi è fonte di ansia, incomprensione e recriminazione su scala europea, nel lungo termine Berlino vede già i possibili benefici. Lo ha ricordato Gauck ed è un promemoria, il suo, utile anche per l'Italia: «Molte nazioni industriali europee a fronte dei cambiamenti demografici dipendono nel lungo periodo da un'immigrazione ben pilotata. L'immigrazione, se ben gestita, può essere motore di ripresa economica». Una posizione, quella di Gauck, condivisa in buona parte dal Governo di Grande coalizione e che rappresenta la componente razionale dietro la scelta della cancelliera di aprire le porte del Paese ai profughi siriani. Ma anche una posizione ormai avversata da una parte non trascurabile dell'opinione pubblica tedesca e di una fronda crescente all'interno dello stesso partito di maggioranza Cdu-Csu. Mai Angela Merkel è stata così debole politicamente e mai questa debolezza avrebbe potuto materializzarsi in un momento peggiore. Mai, se non ci fosse stata questa debolezza, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble avrebbe osato attaccare in maniera così diretta e virulenta il presidente della Bce Mario Draghi e le sue misure di politica monetaria. Mai come in questo momento Germania e Italia hanno bisogno l'uno dell'altro.
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